treviso. In Veneto i decessi per coronavirus sono saliti a 40, più della metà di questi riguardano la Marca che conta da sola 23 vittime, a cui ne va aggiunta una, un castellano morto all’ospedale di Bassano. Solo il Ca’ Foncello di Treviso registra ora 21 decessi, riconducibili alla Geriatria. Una situazione drammatica, che spaventa parenti dei ricoverati e dei tanti anziani che hanno avuto a che fare con il reparto. Timori he oggi si allargano anche all’ospedale di Vittorio Veneto dove ieri si è registrata la prima vittima..
le tragedie
Angelo Piccin, 89anni, è l’ultima vittima in ordine di tempo. È deceduto ieri mattina a Vittorio Veneto dove era ricoverato da qualche giorno. Viveva a Cordignano con a famiglia, una persona a modo, tranquilla, non abituata a frequentare ambienti affollati, locali o punti di ritrovo particolari; elemento che spinge l’azienda sanitaria anche a domandarsi dove possa aver contratto il virus. La sua morte è stata improvvisa, inaspettata.
Turbata anche la famiglia Crassevich. L’intervento al pancreas, le dimissioni, poi il nuovo ricovero. E proprio quando per Luciano Crassevich stavano per riaprirsi le porte d’uscita dell’ospedale, il coronavirus l’ha ricacciato indietro. «Il 5 marzo i medici avevano ipotizzato che sarebbe stato dimesso a breve, venerdì ci hanno chiamato e ci hanno detto che aveva la polmonite», riferisce la nipote Gabriella. L’81enne dal Ca’ Foncello non è più uscito. E’ mancato l’11 marzo, lontano dalle carezze dei suoi cari da due settimane.
Una sorte dolorosa, condivisa da tutti gli anziani che in Geriatria hanno contratto il Covid-19. Crassevich era nato a Fiume, e quando aveva solo sette anni si era trasferito in Veneto, prima a Venezia, poi a Mogliano, infine a San Biagio di Callalta. Laureato in ingegneria all’università di Padova, aveva ottenuto una cattedra al collegio Astori e poi al Giorgi di Treviso. Lascia le sorelle Giliana e Gigliola. Una situazione sanitaria critica quella di Crassevich, ma che fino a quando non è subentrato il coronavirus ai familiari era stata presentata quanto meno come non definitiva. L’81enne aveva un tumore al pancreas, e il 9 gennaio è stato sottoposto ad un intervento per un bypass. Dopo 15 giorni è stato dimesso.
«Era stata addirittura prospettata l’operazione e la chemioterapia. Io stesso ero molto dubbiosa vista la sua età, ma l’ospedale ci ha rassicurato», prosegue Gabriella. Dopo 15 giorni dall’intervento però Crassevich sta male, ha un setticemia conseguente all’operazione, e viene ricoverato in geriatria. I familiari gli stanno ovviamente vicino, lo confortano. E fino al 24 febbraio lo vanno a trovare, compresa la sorella ultraottantenne, senza mascherina, senza guanti. Geriatria viene blindata il giorno dopo, il 25, quando muore Luciana Mangiò.
Crassevich risulta contagiato. Era molto critica la situazione di Guido Durante, 78anni, anche lui ricoverato in Geriatria; anche lui morto dopo una patologia ai polmoni. Alcuni familiari sono stati posti in isolamento domiciliare, ma non sono noti gli esiti del tampone sul covid-19. Durante viveva a Villorba, con la moglie Maria Teresa, lascia i figli Cristiano e Manuela. Il 78enne aveva sempre vissuto nella zona nord del comune, aveva lavorato come falegname e poi come operaio.
Giandomenico Spolaor originario del veneziano, era ospite della casa di riposo Ca’ dei Fiori di Casale sul Sile. «Siamo sotto assedio da Covid19» facevano sapere già nei giorni scorsi dall’interno dell’istituto. Già a partire dalla settimana scorsa, la struttura è stata attrezzata per gestire l’emergenza destinando ai soggetti a rischio un’intera area separata per l’isolamento. Nei comuni della Marca, il conteggio dei decessi con positività al Coronavirus, coinvolge nuovamente anche la località di Roncade: dopo il signor Giuliano Bagaggia, nella frazione di Ca’ Tron si registra il decesso di Clemenza Salgarella.
Era un’amabile signora, benvoluta da tutti quelli che l’hanno conosciuta. Rosanna Sari Bernacchi aveva 97 anni, e da tempo era ospite di una casa di riposo, dopo aver sempre vissuto in via Siora Andriana del Vescovo, a pochi passi dallo stadio Tenni.
E’ spirata martedì, nel reparto di Malattie infettive dell’ospedale Ca’ Foncello , dove era stata portata al suo rientro in ospedale, per l’aggravarsi della sue condizioni dopo le dimissioni seguite al primo ricovero. E i test, al suo ritorno in Geriatria, avevano purtroppo confermato i timori dei medici: la donna era risultata positiva al Covid -19. E tutto questo mentre il suo quadro clinico si aggravava progressivamente, fino al decesso.
Ivana Marton, 89 anni, risiedeva a Mogliano. Era stata ricoverata o era comunque transitata per il reparto di Geriatria del Ca’ Foncello. È stata la prima vittima moglianese colpita dal virus.
Giuseppe Zugno, 92 anni, agricoltore in pensione è mancato il 6 marzo. Viveva a San Zeno, la sua famiglia è originaria di Canizzano, dove vive la figlia Loredana. Ha lasciato anche il figlio Lucio.
Bruno Trevisan era volto notissimo a Ca’ Sugana, fino a una ventina di anni fa infatti era stato il capo degli uscieri del municipio. «È stato uno dei miei migliori collaboratori», lo ricorda Giancarlo Gentilini. «Qualsiasi cosa chiedessi come sindaco si faceva in quattro per farla. Era sempre disponibile, e sacrificava pure tempo con la sua famiglia pur di essere presente. Mi dispiace molto, si meritava una lunga vecchiaia serena»
Di Maria Ardit abbiamo solo un nome e un cognome, sappiamo che è stata fra le prime decedute all’ospedale Ca’ Foncello
La seconda vittima moglianese positiva al Coronavirus è Giancarla Tortato, patronessa della sezione moglianese dell’associazione Nazionale Fanti d’Italia. «Era una delle patronesse più impegnate e generose» ricorda Giuseppe Del Todesco Frisone, ex presidente dei Fanti, «è una grave perdita per tutti noi e per la comunità». Giancarla Tortato (già debilitata da importanti patologie) prima di essere ricoverata ha incontrato diverse persone.
Ampelio Simioni è morto l'11 marzo. Infermiere in pensione, aveva trasmesso la sua stessa passione ad una delle figlie, che ha seguito le orme del padre. Sarebbe stato certamente uno che in un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo sarebbe stato in prima linea, ad aiutare i pazienti, indossando mascherina, camice e guanti. Simioni aveva 86 anni, e da qualche tempo soffriva di alcuni problemi di salute.
Pietro Scattolin era stato orafo e incisore, fino a metà degli anni 90 aveva lavorato nel suo laboratorio di vicolo Barberia, dove aveva trasmesso a giovani apprendisti la sua arte. Poi, in pensione, aveva continuato ad utilizzare il suo talento per concentrarsi sulle incisioni, soprattutto in quadri d’argento, “disegnando” pezzi di storia della città, affinché i ricordi della Treviso di una volta non venissero dispersi
Figura conosciutissima del suo paese Bruno Falcin, 83 anni, aveva gestito la Trattoria nella frazione di Conscio e poi il centralissimo bar sport (ora alla Torre) nel centro di Casale sul Sile.
Falcin è stato ricoverato al Ca’ Foncello, per una crisi respiratoria, il 24 febbraio scorso, il giorno prima che si registrasse il primo caso di positività al Coronavirus nel nosocomio trevigiano
Una persona buona, attenta alle problematiche sociali e da sempre vicina a chi aveva bisogno. Così in città tutti ricordano Albino Marcon, il 92enne castellano deceduto nei giorni scorsi e contagiato dal Coronavirus: l’uomo era ricoverato dall’8 marzo, ma già da qualche anno era sofferente.
Albino apparteneva al ceppo dei Marcon che risiedono tra Borgo Pieve e San Giorgio, nato in una famiglia numerosa: era il fratello di Iseo, una autentica istituzione per Castelfranco e soprattutto per il mondo sportivo per aver gestito a lungo gli impianti sportivi della città.
Albino invece ha fatto per tutta la vita l’operaio alla Fervet, l’azienda costruttrice di carrozze ferroviarie in Borgo Padova
Abitava aRoncade Clemenza Salgarella, 87 anni, vedova Mazzon. Lascia i figli Loris e Roberto. E' morta l'11 marzo al Ca' Foncello di Treviso
Santa Trabucco è morta il 12 marzo. Aveva 98 anni, era una delle colonne di Canizzano. Una vita trascorsa da perpetua, assistendo parroci e sette vescovi, insegnando catechismo a ben cinque generazioni.
A Zero Branco, Olga Giazzon se n’è andata con la discrezione che l’ha sempre contraddistinta nella sua professione, in una stanza delle Malattie infettive di Treviso.
Olga Giazzon, 84 anni, conviveva con dei problemi cardiaci da tempo. È risultata positiva al coronavirus. Rappresentava un pezzo di storia di Zero Branco, dal momento che assieme al marito, fino a vent’anni fa, ha gestito la gelateria-pasticceria di piazza Umberto I che portava il suo nome.
Bruna Rossato, avrebbe compiuto 98 anni ad aprile. Viveva in vicolo Ciardi, a Carbonera, e prima di andare in pensione aveva lavorato alla Tessitura Monti. E' morta il 10 marzo al Ca' Foncello
E' mancata Alessandra Pagnin, 92 anni, vedova da tempo, madre di tre figli e nonna per nipoti e pronipoti. Una vita tra Treviso e il veneziano, dove oggi viveva e da dove, il 23 febbraio scorso, è partita per essere ricoverata in Geriatria. Da lì, tra tante altre patologie legate alla sua età, il virus che ha portato alla sua morte il 13 marzo senza che i parenti potessero vederla a causa della quarantena
Dietro a ogni nome c’è la solitudine di aver trascorso gli ultimi giorni di vita in isolamento, senza possibilità di un incontro prima dell’addio.
Gino Pillon, preganziolese, 73 anni, è stato un volto storico del Carroccio: segretario nel 2010, poi consigliere per un brevissimo periodo nel 2014, immancabile ai gazebo e negli appuntamenti politici.
«Era la vera anima della Lega di Preganziol» commenta l’attuale segretario Stefano Burlini «il deus ex machina di tutte le attività, persona generosa e di grandissima umanità, apprezzato anche dagli avversari politici»
Francesco Zanatta, aveva 89 anni, ed è mancato venerdì 14 marzo. «Sarai sempre nel cuore di chi ti ama», sono le parole scelte dai famigliari per dirgli addio, dolore acuito dall’isolamento dell’ultimo periodo. Lascia i figli Sergio e Nadia, con Vjeko, le sorelle e l’adorata nipote Marica
Di Udino Angiolin, 82 anni, purtroppo sappiamo solo che è stato uno storico fondatore e membro della sezione moglianese della Lega. È deceduto il 29 febbraio all’ospedale di Treviso.
Nulla sappiamo di Giancarlo Zampieri, 79 anni di Campigo: è deceduto il 12 marzo all’ospedale di Bassano, dove era stato trasferito d’urgenza.
Povegliano piange Remigio Piovesan, 81anni, lascia le figlie Katia e Lorella, i generi Giorgio e Giacomino e i nipoti Sara e Marco. Anche lui ha contratto il coronavirus in Geriatria, e il 16 marzo, a pochi giorni dalla positività al test, è mancato.
Piovesan il Ca’ Foncello lo conosceva bene, aveva lavorato una vita come infermiere in neurologia, mentre a Santandrà aveva costruito casa e messo su famiglia
Sabato 14 marzo è morta Pierina Violo. Novantenne, moglianese, era molto conosciuta in città avendo supportato per anni il lavoro del marito Francesco Bon e la sua attività famigliare dell’autofficina Checchi Bon di via Zermanesa, nel centro storico. Oggi l’attività è in mano ai figli Guido e Francesca. Si trovava nella struttura di Casale da circa due mesi. In molti si ricordano la sua figura anche per la partecipazione, talvolta nelle vesti di madrina, alle competizioni ciclistiche promosse in città e sponsorizzate proprio dall’attività di famiglia
Marina Battaglia resterà nella memoria dei villorbesi, per aver aperto con i genitori il ristorante ai Due Ragni, ma soprattutto per il suo sostegno a donne in difficoltà e al volontariato. Anche lei, 87 anni, è entrata in ospedale per quella che sembra una preoccupante polmonite. Ma proprio quando sembrava averla superata, una ricaduta le è risultata fatale.
E’ rimasta in isolamento fino al 12 marzo, quando Marina Battaglia è mancata. «Era una donna molto altruista. Si è tanto dedicata alla famiglia», la ricorda la figlia Flaviana, «ma era disponibile con tutti. Finchè la salute glielo ha consentito stava sempre in compagnia e aiutava le amiche, le accompagnava a fare la spesa e dava sempre una mano. Era molto generosa». Dopo i Due Ragni , con il marito Giovanni Berto aveva aperto un negozio di abbigliamento a Biban di Carbonera
Tra le vittime del virus c’è Eugenio De Marchi, 67 anni, autotrasportatore di Roncade deceduto sabato 14 marzo. Era entrato in ospedale per un intervento di chirurgia vascolare, e non aveva alcun disturbo collegato all'area respiratoria, poi l’improvviso decesso che ieri ha sconvolto un’intera famiglia nota e conosciuta, moglie Manuela, i figli Fabio ed Eliana, la nuora Michela. «Una brava persona» commenta anche il sindaco Pieranna Zottarelli mandando alla famiglia un messaggio di solidarietà e vicinanza
Nulla sappiamo di Maria Barbierato, 91 anni, morta a causa del Coronavirus. Era ospite della casa di riposo di Casale sul Sile
Maria Torresan era entrata in ospedale a gennaio con alcuni problemi all’intestino, e aveva lottato duramente superando un intervento chirurgico a 86 anni.
Era riuscita anche a passare sopra ad alcune complicazioni dell’intervento, poi è subentrato questo virus, che mostra di avere una forza tragica e devastante sugli anziani. Contro di lui non ha potuto nulla. Martedì 17 marzo l’esito positivo del tampone, il giorno successivo il decesso al Ca’ Foncello
I fratelli Renzo e Dino Visentin sono morti a sedici giorni di distanza l’uno dall’altro.
Dino, 77 anni, se n’è andato mercoledì 18 marzo. Aveva lavorato come tecnico per l’acquedotto di Mestre, poi durante la pensione aveva potuto dedicarsi alle sue amate passeggiate in montagna e in collina alla ricerca di funghi. Lascia, oltre alla moglie Milly, i figli Alessandro e Cristian, le sorelle Laura e Rosanna e i quattro nipoti, Giulia, Noemi, Daniel e Demis. «Era un uomo molto gentile e attivo, lo si vedeva spesso passeggiare», lo ricordano a San Pelajo
È mancata sempre con positività al coronavirus Cesira Zulli, 92 anni, lascia i figli Silvano, Gabriela e Elisabetta
Di Annalisa Favaretto, di Mestre, sappiamo solo che è deceduta a causa del Coronavirus il 16 marzo. Era ospite della residenza Ca' dei Fiori di Casale sul Sile
Gemma Torresan aveva 95 anni, una vita trascorsa a lavorare nella storica filatura San Lorenzo a Spresiano; mentre nella sua casa di Santandrà, al ritorno dal lavoro, trovava la famiglia, gli affetti più cari. «Siamo ancora sgomenti», sono le parole del figlio ed ex sindaco Sergio Zappalorto, «perché non riusciamo a capire come abbia potuto contrarre il virus. Ormai viveva esclusivamente a casa, giornate tranquille, vedendo pochissime persone e non stava male». Settimane fa era stata sottoposta ad un intervento chirurgico, ma lo aveva superato. La sua salute insomma non dava particolari preoccupazioni, se non quelle che può dare una persona della sua età.
Bruno Amadio, 80 anni, era stata un apprezzato artigiano, aveva lavorato a lungo come posatore, e anche recentemente aveva prestato servizio volontario per il municipio. Un modo per rendersi utile per tutta la comunità
Di Tiziano Rocco, 88 anni, di Treviso sappiamo solo che è venuto a mancare la mattina di domenica 22 marzo all’ospedale Ca’ Foncello
Aveva 80 anni e viveva a Mogliano, Emilio Vecchiato: si è ammalato di Covid 19 il transito nel reparto di Geriatria del nosocomio trevigiano proprio nei giorni antecedenti alla scoperta del focolaio. E' morto il 23 marzo.
Milena Vallongo, vedova Vanin di 89 anni di Marcon, era ospite della residenza Ca' dei Fiori di Casale. E' morta il 23 marzo
Carlotta Tortato di 99 anni, di Marcon vedova Bellato, per una vita aveva lavorato come portalettere e poi all’ufficio postale di Favaro Veneto
Renato Cerutti, 89 anni, di Casale sul Sile è venuto a mancare lunedì 23 marzo all’ospedale San Camillo di Treviso
Tra i decessi registrati lunedì 23 marzo nella casa di riposo di Casale Ca’ dei Fiori, c’è quello di Angela Momesso, vedova Barattin, 93enne nonna della giocatrice di rugby Sara Barattin. Nonna Angela, lascia i figli Vittoria, Gianna, Nadia e Vincenzo, padre della campionessa casalese di rugby, capitano della sezione femminile del Villorba e capitano della nazionale italiana tra il 2016 e il 2018, nonché fondatrice del rugby femminile Casale
È venuto a mancare il 23 marzo anche Ugo Trifoglio, 83 anni, titolare dello storico negozio di accessori e ricambi per auto sul Terraglio, il Trifoglio, punto di riferimento per generazioni di automobilisti. Nato e cresciuto in piazza Duomo, maggiore di quattro fratelli, dopo la morte del padre Domenico, nel 1951, Ugo interruppe gli studi di ragioneria al Collegio Pio X, per prendersi cura dell’attività di famiglia, una custodia di biciclette situata sotto casa, dove sorge l’attuale Leccolandia in Piazza Duomo.
Il negozio di Trifoglio portato avanti per 62 anni conobbe una notevole espansione, da custodia di biciclette a concessionario di motocicli pioniere nella vendita di moto in città, a cui furono aggiunte la vendita al dettaglio e la distribuzione in tutto il Veneto di accessori e ricambi per auto. “Trifoglio 1933-2013” è il fotolibro in cui il figlio Enrico ha immortalato 80 anni di passione per l'attività, in omaggio al nonno Domenico, fondatore dell'attività nel 1933, al papàUgo e a tutti coloro che hanno contribuito a costruire una grand realtà commerciale.
Ugo ci lavorò fino al 2013, ma l’attività viene tutt’oggi portata avanti dal fratello Dino e Ugo non rimase mai fermo. Appassionato di motori e di calcio, amava passare il tempo assieme al nipotino Giacomo insegnandogli a calciare il pallone. Molto conosciuto e stimato a Treviso,Ugo frequentava i posti storici del ritrovo degli anni Sessanta come il Canton dei Quattro Esse in Piazza dei Signori, Piazza Duomo e la Parrocchietta
Francesco Moro, 72 anni, conosciuto come Franco, era un uomo semplice che dopo aver lavorato a lungo nell’azienda F. lli Moro, manufatti in cemento, condotta dal fratello Adriano, deceduto due anni fa a soli 56 anni, era andato in pensione per dare sfogo alla sua grande passione per il ciclismo percorrendo in solitudine, in sella alla sua fida Dogma Pinarello, le strade che lo portavano sulle rampe del Montello e ritorno.
Socio frequentatore del circolo sportivo di via Meneghetti, sede della bocciofila Olimpia di Treviso, non disdegnava di partecipare alle serate conviviali con gli amici, alle gare sociali di bocce e alle gare di Burraco all’interno del circolo. Celibe, abitava da solo nella casa adiacente all’azienda di famiglia in via dei Frati, tra i comuni di Silea e Carbonera. E' morto il 23 marzo.
Silvio Baratto, 69enne maestro di sci, è morto lo stesso giornoo. La sua vita è legata a doppio filo con quella dello “Sci Club Valdobbiadene”. Da circa 15 anni, Silvio Baratto, era in pensione dopo avere a lungo lavorato per la banca Popolare di Vicenza. Il ricordo dello Sci Club Valdobbiadene: «Rivolgiamo un grande abbraccio alla famiglia in questo triste momento. La sua passione per questo sport, il sostegno a questa associazione e la sua allegria rimarranno sempre con noi». Alpino, voleva contribuite al ripristino dell’ospedale di Valdobbiadene
A 15 giorni dalla morte del marito, è mancata domenica 22 marzo anche Assunta Dalla Colletta, 80 anni, consorte di Angelo Piccin, 88 anni, primo morto per il Covid -19 nell’area vittoriese. La donna, già con un quadro clinico compromesso e costretta da tempo a letto, è risultata positiva al Coronavirus
A Valdobbiadene si piange il decesso, avvenuto venerdì 20 marzo, di padre Tarcisio Stramare della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe. Aveva 91 anni è morto a Imperia, come riconosciuto josefologo e biblista
Un altro lutto all’ospedale Ca’ Foncello dove Valter Antonello è spirato domenica 22 marzo a 56 anni, a soli tre giorni di distanza dal padre. Come lui, in una sala della terapia intensiva e solo. È la vicenda che ha commosso gran parte d’Italia, quella toccata alla famiglia veneziana degli Antonello, legata – nel suo triste epilogo – anche a Treviso. È nel nosocomio trevigiano infatti che domenica sera è mancato Valter, figlio di Rufino, spirato invece mercoledì scorso all’ospedale di Mestre. 56 anni il primo, 87 il secondo. Il Coronavirus non li ha risparmiati
Hamid Spahiu era ricoverato nel reparto di pneumologia ed era risultato positivo al Covid-19. Il 79enne aveva lavorato fino alla pensione come elettricista in Albania, per poi trasferirsi una ventina di anni fa a Ponte di Piave dai figli, partiti per cercare una vita migliore in Italia. Hamid era una persona energica, si alzava alle 5 del mattino per prendersi cura dell’orto, viveva per la famiglia, i nipoti con cui cercava di passare assieme alla moglie più tempo possibile e si concedeva soprattutto con la bella stagione dei lunghi giri in bicicletta, percorrendo anche 30 km. E' morto il 21 marzo.
Tutti ad Annone Veneto, e anche nelle vicine province di Pordenone e Treviso, conoscevano la bontà di frate Gianpietro Vignandel, 47 anni, nato e cresciuto a Motta di Livenza. Tutti lo adoravano, tutti conservavano nel cuore la sua capacità di ascoltare il prossimo. Solo il Covid-19 poteva strapparlo a una vita che andrà riempita, come diceva l’arcivescovo di Trento. «In lui» ha detto Sua Eccellenza, «si è realizzato il Vangelo degli ultimi, Il suo testimone passa a noi, e dovremo riempire quel vuoto che lui ci ha lasciato». E' morto il 21 marzo.