Conegliano: cade alla fermata del bus, risarcita dopo 17 anni

CONEGLIANO. Diciassette anni per capire se una caduta, dopo che la donna era inciampata sulla pensilina di una fermata dell’autobus, sia stata provocata da una disattenzione della signora vittima dell’episodio, o da una cattiva manutenzione della struttura. C’è voluta persino una sentenza della Corte di Cassazione, pubblicata il 21 giugno, per porre fine a una vicenda iniziata a Conegliano l’8 settembre 1999.
La signora, oggi 85enne e uscita malconcia da quell’incidente, ha diritto a un risarcimento da parte di Ops Group Srl, l’azienda responsabile della manutenzione della pensilina, ma la somma è stata dimezzata rispetto alla sentenza di primo grado del Tribunale di Treviso (da 20 mila a 10 mila euro circa), confermando la sentenza della Corte d’Appello di Venezia e respingendo il ricorso della donna. L’8 settembre 1999 la signora stava per controllare gli orari dell’autobus a una fermata vicina al centro di Conegliano, quando «inciampava sullo scheletro della pensilina destinata ai passeggeri in attesa dell’autobus, in particolare sulla barra destinata all’alloggiamento dei pannelli laterali, posta a circa 10 centimetri dal piano di calpestio» ricorda la sentenza.
La vicenda. La donna, che dalla caduta «riportava lesioni personali», citò subito in giudizio il Comune di Conegliano, sottolineando che quell’ostacolo non avrebbe dovuto esserci, e che inoltre non era in alcun modo segnalato. Il Comune trascinò a sua volta in giudizio la Ops, responsabile della manutenzione delle pensiline degli autobus. Da quel giorno, sono passati quasi vent’anni, ed è stato tutto un susseguirsi di perizie, accuse, ricerca di testimoni, ricostruzioni. La tesi della società, sposata in parte dalla Corte d’Appello, è che la signora avrebbe potuto accorgersi degli ostacoli. Il ricorso citava anche la patologia da cui è affetta la donna, un’artrite reumatoide deformante, ma secondo la Cassazione nessuno ha mai fatto cenno a problemi visivi, che da soli avrebbero potuto essere tenuti in considerazione nelle valutazioni sulla visibilità dell'ostacolo.
La sentenza. «La circostanza che il marciapiede fosse molto ampio, e che la donna potesse transitare senza passare sotto la pensilina, è una considerazione ulteriore che, anche fosse erronea, non escluderebbe la generale mancanza di attenzione che ha concorso a cagionare il danno» scrive oggi la Cassazione. Le colpe, quindi, vanno divise. E chissà se quei 10 mila euro basteranno almeno per pagare 17 anni di battaglie in tribunale.
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