Commercio in crisi, chiude l’abbigliamento Mazzonetto

cesserÀ l’attivitÀ “Non solo sport 2”, Model Giochi si mette on line 

VITTORIO VENETO. Dopo una quarantina d’anni chiude lo storico negozio di abbigliamento Mazzonetto in galleria Concordia, nel centralissimo complesso del Quadrilatero. Continua così lo stillicidio di chiusure in città.

A breve chiuderà anche “Non solo sport 2”, mentre a fine febbraio si era abbassata definitamente la serranda di Primadonna. Un’avventura durata solo quattro anni per il negozio della catena che vende calzature e accessori moda. Per Mazzonetto, la cui sede centrale è a Fossalta di Piave, lo scenario è però diverso. A fine gennaio la famiglia Mazzonetto aveva chiesto al Tribunale di Venezia l’ammissione alla procedura di concordato preventivo. Richiesta accettata con una riserva: un’intesa per la ristrutturazione del debito. Da tempo l’azienda non produce più direttamente i capi che vende, ma conta comunque una cinquantina di negozi e circa 80 dipendenti. La situazione debitoria ha imposto la chiusura di alcuni punti vendita, come quello storico di Vittorio Veneto. Il negozio e l’outlet spegneranno le insegne tra giugno e settembre.

Chiuderà invece il 30 giugno “Non solo sport 2”, il negozio di abbigliamento sportivo e tempo libero di piazza Fiume a San Giacomo di Veglia.

Avventura terminata dopo 23 anni anche per Model Giochi, il punto vendita di modellismo di via Pastore a Vittorio 2. Da ieri è cominciato lo “svuota tutto”. «Continuerò on line», fa sapere il titolare Luciano De Poi. «Queste chiusure non sono legate alla crisi, ma a fattori esterni momentanei», è l’analisi del presidente Ascom, Michele Paludetti, «c’e da dire che la redditività delle aziende è sempre in difficoltà, anche quelle sane comunque fanno fatica, le spese vive sono in aumento. Poi ci sono i casi in cui l’imprenditore decide di cambiare la gestione della propria azienda. La chiusura di Mazzonetto non è una chiusura per Vittorio Veneto, ma globale. Alla fine, però per un motivo o per un altro, i centri storici si svuotano».

Sulle chiusure dei negozi la direttrice Ascom, Antonella Secchi, aveva indicato quale uno dei problemi principali il caro affitti. «In centro sotto i 1.500 euro di canone mensile non si scende», aveva spigato.

«Cifre esorbitanti, canoni pre-crisi del 2008 che oggi non possono essere chiesti a chi, da zero, avvia un’attività». Per questo aveva chiesto un incontro alle agenzie immobiliari del territorio, per portare alla loro attenzione le criticità del caro affitti. Da alcuni proprietari si era sentita dire che anziché abbassare il canone, preferivano lasciare lo spazio sfitto. «Lo sos lanciato da Secchi ha aiutato», riferisce Paludetti, «qualcuno ha abbassato l’affitto, qualcun altro è rimasto nella propria convinzione. Tutti i programmi dei candidati sindaci sono indirizzati a far sì che i negozi non rimangano sfitti. La nuova amministrazione dovrà valutare se aumentare le tasse per gli immobili non affittati al fine di favorire il riempimento Perché ogni negozio che chiude è un degrado per la città». —

F.G.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso