Coin trasloca, trattative per tre palazzi in centro a Treviso

TREVISO. L’ex cinema Edison, Ca’ Spineda, il palazzo della Camera di Commercio in Piazza Borsa. Sono i tre siti del centro storico visitati nelle scorse settimane dai responsabili di Coin dopo la decisione, ormai irreversibile, di abbandonare la sede attuale in Corso del Popolo. Tempistiche strette: Coin è intenzionata a non rinnovare il contratto di affitto (si parla di una somma vicina ai 700 mila euro l’anno) in scadenza nella primavera del 2019. Dall’altro lato, ciascuna delle tre sedi alternative considerate presenta alcune criticità: su Ca’ Spineda le parti sono ancora distanti e la proprietà (Fondazione Cassamarca) non farà sconti, l’ex Edison ha 500 metri quadrati di spazi commerciali a fronte degli attuali 2.500, la Camera di Commercio sembra, al contrario, troppo grande e difficile da liberare entro la primavera 2019.
la decisione Coin non commenta ufficialmente le indiscrezioni, ma conferma che sono in corso valutazioni alternative alla collocazione attuale. Tradotto: l’affitto in Corso del Popolo - dove proprietaria dell’edificio è l’immobiliare trevigiana Sait - è troppo caro. Così non sono passate inosservate le visite agli unici altri luoghi del centro storico le cui caratteristiche coincidono con le aspettative di Coin: siti storici, di pregio, con una superficie commerciale a disposizione. Ca’ Spineda e l’ex Edison risponderebbero alla perfezione, tuttavia avrebbero superfici di vendita inferiori. Non è un problema: l’idea è di allestire un punto vendita-boutique basato su merci di pregio, cornici prestigiose e spazi limitati non farebbero che confezionare meglio il prodotto. Esiste per esempio il brand Coin Excelsior, per il quale nei prossimi mesi è prevista un’apertura a Verona, non è escluso che una simile operazione possa trovare posto a Treviso, dove gli attuali tre piani di vendita vengono considerati un lusso non più sostenibile con l’attuale stato di salute del centro storico.
i dubbi di fondazione Ca’ Spineda è un obiettivo ambizioso, e anche se oggi sembra in pole l’accordo non è vicinissimo. «I nostri palazzi vogliamo venderli, non svenderli» risponde Piero Semenzato, responsabile del patrimonio immobiliare di Fondazione, «soggetti interessati a Ca’ Spineda o alla Camera di Commercio ce ne sono sempre, ma noi non abbiamo fretta. I nostri immobili sono appetiti ma vanno ceduti al giusto prezzo», e pare che oggi Fondazione non voglia scendere sotto i 15 milioni di euro per la sede in centro storico.
come cambia il commercio Le mosse di Coin cambieranno il volto del centro. «Da un lato la notizia è negativa: costi, posizione e difficoltà di accesso costringono un grande brand a spostarsi» commenta Renato Salvadori, presidente Ascom Confcommercio, «dall’altro traslocare in un altro quadrante della città farà sì che quel territorio possa svilupparsi ulteriormente. Se davvero gli spazi attuali in Corso del Popolo resteranno vuoti, immagino che comunque la loro destinazione commerciale sarà preservata da qualche altra società importante che deciderà di investirci». Resta il problema del caro affitti per i negozianti in centro (in Corso del Popolo ha da poco chiuso anche Lacoste): «Che esista questo problema è oggettivo. Chiediamo più flessibilità ai proprietari, il segreto è rendere più elastici i contratti di affitto e, laddove possibile, ridurne la durata massima. Abbiamo proposto, come categoria, di incentivare i contratti di affitto di due anni più due a canone concordato, a fronte degli attuali tre più tre».
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