Claris, la crisi dopo Veneto Banca «Irregolarità e vendita a rischio»

TREVISO. Alta tensione in Claris Leasing, azienda trevigiana di finanziamenti controllata da Veneto Banca (e non acquisita da Banca Intesa) in procinto di essere venduta ma con all’interno 26 dipendenti ai quali, secondo le forze sociali, non sarebbero stati versati i contributi previdenziali.
La First Cisl di Treviso e Belluno ha segnalato la situazione all’Ispettorato del Lavoro, preoccupata che presunte irregolarità possano inficiare le manifestazioni di interesse all’acquisto dell’azienda arrivate sinora. Del caso si è occupato anche il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, che ha incontrato (e rassicurato) i lavoratori la scorsa settimana. «Eravamo stati contattati a ottobre dal direttore di Claris per convocare la commissione sindacale conciliativa per la “sistemazione” di presunti mancati pagamenti di quote di retribuzione» spiega Massimiliano Paglini, segretario generale First Cisl, «e abbiamo scoperto che vi erano molte “zone d’ombra” a cui sono seguiti molti dubbi, che dovevano essere chiariti e fugati prima di convocare detta commissione. Per tutta risposta abbiamo ricevuto il trasferimento del nostro rappresentate sindacale interno e la convocazione dei lavoratori coinvolti nella Commissione conciliativa di Unindustria. Inoltre apprendiamo da una missiva giunta martedì da Claris che è stato costituito un altro sindacato aziendale. Data la gravità dei fatti stiamo predisponendo ogni atto legale e ogni segnalazione ispettiva agli organi competenti affinché si faccia chiarezza e, se necessario, vengano puniti i comportamenti non a norma attuati prima, durante e dopo la messa in liquidazione della controllante Veneto Banca spa».
Accuse che dovranno essere provate dall’Ispettorato del lavoro, e che contribuiscono a rendere ancora più teso il clima in azienda. Le forze sociali auspicano di risolvere «con il buon senso» la vertenza relativa alle mancate contribuzioni. Sul futuro della società non vi sono certezze: «Sono arrivate una decina di manifestazioni di interesse, tuttavia le questioni in piedi potrebbero rallentare le operazioni. Se dovesse saltare l’acquisizione, ci è stato comunque promesso dal Ministero e dal sottosegretario Baretta che i 26 operai saranno ricollocati». Forse saranno assunti direttamente da Sga, la controllata del Ministero dell’Economia. I sindacati si augurano una cessione rapida dell’azienda, che pure avrebbe le caratteristiche per essere appetita sul mercato: detiene un portafoglio di crediti in bonis di 680 milioni di euro, ha un patrimonio di 66,2 milioni e ha creato utili per 5,4 milioni nel 2016.(a.d.p.)
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