Cento anni per l’osteria da Busatto, la Marca festeggia la sua tradizione culinaria

«La nostra caratteristica? Vogliamo bene alla gente: questo viene prima di tutto». Enos Busatto non ha dubbi. Ciò che ha permesso alla sua famiglia di essere inossidabile punto di riferimento della buona tavola all’ingresso della città per cent’anni è, prima di tutto, la capacità di restare a contatto con le persone, di parlarci e scherzarci e, perché no, pure di ascoltarne le “disavventure”. Magari a costo di fare tardi in una sera d’estate, «come faceva mio padre, davanti all’ultima ombra della giornata. In quello speciale confessionale che è il tavolino all’esterno» confida ancora Enos, nel presentare, ieri, assieme al figlio Luca e al resto della famiglia gli appuntamenti organizzati per festeggiare i 100 anni di apertura del ristorante.

«Il tavolino è ancora lì» aggiunge Enos, «e siamo felici di continuare in questa bella tradizione che continua a farlo essere luogo di incontro e chiacchiere». D’altronde, dici Busatto, dici gente vera. Di quella che si è fatta da sola. Lo dimostra la storia stessa dell’avventura di ristorazione avviata lungo la Noalese, al confine con Quinto, in quella che è una vera e propria bomboniera: la settecentesca villa Brilli, vincolata dall’Istituto regionale delle Ville Venete. Perché i Busatto, inizialmente, erano i mezzadri della residenza di villeggiatura in questione, quando la proprietà apparteneva ai Brilli, ricchi mercanti veneziani originari di Lugano.

È solo nel 1948 che la famiglia Busatto acquisisce “dai paroni” (divenuti “i Pierobon”) l’intera proprietà del complesso, dopo averla precedentemente già adibita, nel 1919, a “frasca”, trattoria, gestita da Giuseppe e Giuseppina, genitori di Enos e di altri due fratelli. Qui, negli anni, fanno il loro passaggio personaggi come Giovanni Comisso o Filippo De Pisis, quest’ultimo che amava dilettarsi con qualche schizzo a mano libera sui tovaglioli della trattoria, per la “gioia” di Giuseppina. Tra 1995 e 1996 una tappa fondamentale: la chiusura temporanea dell’attività per permettere il restauro della villa, della cappella e delle due barchesse ed arrivare alle fattezze attuali. Il tutto sotto la regia di Enos e della moglie Maria, perno del ristorante anche dopo l’ingresso dei figli Luca, con la moglie Daria, e Silvia.
Una storia di famiglia, insomma, che passa ovviamente per la tavola attraverso una gestione che i Busatto, senza se e senza ma, definiscono «collettiva». La bisata (l’anguilla) del Sile, il pesce fritto, le trippe. Queste le prime eccellenze servite ai commensali e diventate marchio di fabbrica per l’avventura dei Busatto. Avventura che in occasione dello speciale centenario 1919-2019, per volontà della famiglia, ha fatto partire una ricerca di Bruna Graziani, direttrice artistica del festival letterario CartaCarbone. Sarà data alle stampe prossimamente con il titolo “Cibo, terra e amore. 100 anni del ristorante Busatto” e, assieme ad una serie di eventi aperti alla cittadinanza (cena di gala il 12 giugno e serata dedicata ai giovani il 13), farà da speciale cornice al traguardo del centenario. Un traguardo di Marca. —
Alessandro Bozzi Valenti
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso