Cent’anni al Maria Bambina dagli orfani di guerra al tablet

L’avvio nei giorni della rotta di Caporetto, l’ingresso nel circuito del Pio X
C’era una volta una piccola scuola affacciata lungo il Terraglio, nata per curare lo strascico di ferite, la fame e la povertà di Treviso negli anni della Grande Guerra. 1917-2017, i primi cento anni della scuola e delle suore di Maria Bambina si raccontano. Aprendo come uno scrigno pagine inedite di storia locale del quartiere di San Zeno. E restituendo lembi di tante storie trevigiane fatte di fatica e di ricostruzione del periodo del dopoguerra della città. È oggi il giorno della grande festa per i primi cento anni di vita della scuola. Con la messa celebrata dal vescovo Gianfranco Agostino Gardin nella chiesa di San Zeno, una giornata da condividere con le famiglie e con gli alunni di oggi e di ieri. E infine una mostra di fotografie d’epoca, pagelle d’altri tempi e materiale scolastico che attraversa i decenni allestita dai genitori per raccontare lo stretto legame a doppio filo della scuola con la città. A cominciare dagli inizi difficili, contemporanei ai giorni della battaglia di Caporetto e della Prima guerra mondiale.


Gli orfani di guerra.
Fu il vescovo Andrea Longhin, sempre presente nell’inferno di allora, ad esortare le suore dell’ordine della Carità - che nel settembre 1917 avevano acquistato la piccola proprietà e una villetta appartenuta alla nobile famiglia Gidoni di Venezia per trasformarla un piccolo asilo - a prodigarsi per tendere una mano alle famiglie dei caduti in guerra, ai feriti e ai tanti bambini orfani.


L’asilo appena nato si trasforma così nei primi anni di vita in un piccolo centro di accoglienza. Mancava acqua, mancavano spazi, ma le suore c’erano. Una piccola comunità di 17 religiose. Un aneddoto giunto fino ad oggi ricorda ancora la prima Pasqua del dopoguerra dell’asilo San Lazzaro. Quando le suore mangiarono per pranzo solo le patate per dare tutto il resto ai bambini: «Questa è la nostra missione, operare secondo il carisma della carità», spiega oggi il senso del gesto di allora suor Marialuisa Lando, superiora della piccola comunità di Treviso.


I bombardamenti.
Ma la guerra a Treviso non volta per sempre pagina. Arrivarono gli anni del secondo conflitto mondiale. Con altri disastri sociali ed economici pronti a straziare le famiglie trevigiane. Per le suore di Maria Bambina significava altre ferite da curare. Con il bombardamento del 7 aprile a Treviso la scuola fu in parte distrutta. Le religiose trasferite a San Lazzaro e a Frescada.


Un anno di scuola fra tutti non si dimentica, quello del 1945. La scuola di San Lazzaro, sfollata per la ricostruzione, venne ospitata in una stanza di villa Tosi a Casier, a un passo dal Sile. Le classi arrivavano appena alla terza elementare. La Croce Rossa aveva messo a disposizione un pulmino per portare i bambini orfani e poveri a far lezione.


L’ampliamento.
Il tempo corre e il quartiere di San Zeno cresce. Nel 1956 parte un progetto di ampliamento dei locali per avere cinque classi al completo. L’anno dopo, sessant'anni fa, suona la prima campanella con tutte le classi, per la prima volta dalla prima alla quinta al completo. In contemporanea viene costruita anche la chiesa di San Zeno. Con il primo parroco, don Tarcisio Pozzebon, oggi novantenne tra gli ospiti religiosi della Casa del clero.


Il boom e i senza dimora.
Arrivano gli anni Sessanta e Settanta. Quelli del miracolo economico. Ma la scuola Maria Bambina sapeva che le sacche di povertà a Treviso esistevano ancora. Una suora in particolare viene ricordata oggi per tutto ciò che ha fatto: suor Ancilla, morta una decina d’anni fa a 91 anni. Ha dedicato i suoi giorni ad aiutare i senza dimora che anche negli anni ’60 e ’70 si aggiravano tra S. Zeno e S. Lazzaro.


Cent’anni.
Cento anni sono già arrivati. Dal 1917 è di circa 6.500 la lunga fila dei bimbi che anno dopo anno hanno varcato per la prima volta l’ingresso della scuola. Tra gli ex alunni anche il direttore dell’Usl 2 Francesco Benazzi e il cantautore trevigiano Giorgio Barbarotta. Dal 2001 la scuola dell’infanzia e la primaria paritaria sono entrate a far parte dell’istituzione del Collegio Pio X. Oggi sono 177 gli scolari che entrano tutti i giorni in classe. Con la scuola aperta se serve fino alle sei di sera. Sotto lo sguardo attento di 4 suore responsabili dell’accoglienza e della sorveglianza dei bambini: suor Gemma Rosa, suor Carla, suor Donata e suor Leonia. La scuola 3.0 non ha ancora licenziato gli angeli.


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