Castelfranco, prima angioplastica con stent bioassorbibile

CASTELFRANCO
Primato italiano per un intervento di angioplastica all’ospedale San Giacomo di Castelfranco. Per la prima volta nel nostro Paese ieri è stata adottata una tecnica che apre le porte ad interessanti sviluppi per la cura delle arterie ostruite, che costituiscono un serio problema per l’apparato cardiocircolatorio. L’operazione non è dissimile da quelle ormai di routine. Le quali però avevano un piccolo inconveniente: la permanenza, vita natural durante, dello “stent”, ovvero della protesi metalliche che permettono di ripristinare la funzionalità dell’arteria ostruita. Ma che talvolta potevano essere all’origine di complicazioni dopo un po’ di tempo, generando delle trombosi. Invece ieri sono state usate delle protesi bioassorbibili che, dopo aver svolto il loro compito, vengono assorbite dall’organismo in un arco di tempo che va dai diciotto ai ventiquattro mesi, eliminando quindi il rischio di dover intervenire in caso di trombosi dovuta proprio alla presenza di questo stent. A compiere l’intervento, che è durato circa 45 minuti, è stata l’équipe della sala di Emodinamica diretta dal primario di Cardiologia dell’ospedale castellano Carlo Cernetti, che ha operato con successo un uomo di 41 anni affetto da aterosclerosi coronarica diffusa, ma che pratica intensa attività sportiva. Un intervento importante ma non invasivo, tanto che il paziente ha potuto tornare autonomamente alla propria stanza per il decorso post operatorio. La possibilità di protesi bioassorbibili è data da un brevetto di una azienda americana, la Abbott Vascular, che ha adottato una tecnologia innovativa e, per il momento applicabile solo ad una fascia ben definita e circoscritta di pazienti. La procedura, come abbiamo detto, è molto simile a quella già in uso: viene praticato l’accesso del catetere in lieve sedazione attraverso l’arteria radiale (come è avvenuto in questo caso, all’altezza del polso destro) o femorale, fino a raggiungere i vasi interessati. Raggiunta l’ostruzione viene posizionato il catetere che ha lo stent nella parte terminale che viene rilasciato nel punto preciso all'interno del vaso. «Si tratta di un intervento significativo – spiega il dottor Carlo Cernetti – perché questo nuovo tipo di stent rilascia lentamente un farmaco che permette la guarigione dell’arteria ostruita e dopo 18-24 mesi viene completamente bioassorbito. Questa tecnologia riduce il rischio di trombosi tardiva dello stent e dona nuovamente alla arteria le sue capacità naturali di rispondere a stimoli neuro-endocrini (vasodilatazione e vasocostrizione)». Nel corso del 2011 sono state eseguite 920 angioplastiche che hanno riguardato per il 25 per cento pazienti provenienti da altre Usl.
Davide Nordio
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