Cassol: azienda nel mirino Razzia di funghi e gasolio

MORIAGO DELLA BATTAGLIA. L’azienda agricola Cassol di Mosnigo, da un decennio attiva nella coltivazione di funghi, è l’emblema della situazione che si respira a Mosnigo sul fronte sicurezza da almeno un anno a questa parte. «Non passa mese, a volte neanche settimane, senza che i nostri quattro stabilimenti subiscano un furto», denuncia il pioniere Luciano Cassol, 77 anni, che ha da poco lasciato la guida dell’attività al figlio Ivan. L’attacco all’azienda agricola a cavallo di via Faveri e via Raboso, tra i Palù e la chiesa di Mosnigo, non sta conoscendo stagioni, giorni e orari. I ladri sono arrivati l’estate scorsa e in queste prime settimane d’autunno, di giorno e di notte, nei giorni festivi e durante la settimana. Rubando tutto quello che capita a tiro: dai funghi custoditi nei frigoriferi, al gasolio agricolo in cisterna, dai cavi elettrici dell’impianto esterno al filo di ferro, dagli utensili ai ricambi delle macchine agricole. L’anno scorso il furto più eclatante: i ladri arrivarono con un camion e fecero man bassa in uno degli stabilimenti che un tempo erano utilizzati per l’allevamento di polli e che dal 2004, complice l’aviaria, sono stati convertiti in serre per la coltivazione di funghi. Poi una lunga sequenza di altri piccoli episodi, culminata a fine ottobre con il furto di almeno un quintale di funghi da un frigo. «Era una domenica pomeriggio», racconta Luciano Cassol «ci siamo assentati solo per andare a pranzo, perché la coltivazione dei funghi non conosce soste. I ladri hanno agito tra le 13 e le 15, quando siamo rientrati un frigorifero era stato svuotato». Non va meglio con la cisterna del gasolio, continuamente svuotata, anche pochi giorni fa. Inizialmente i ladri riuscivano ad azionare una pompa elettrica, spiega Cassol, “poi, quando abbiamo trovato il rimedio, sono intervenuti con un tubo per aspirare il carburante con la bocca». Il risultato? Ettolitri di gasolio agricolo, ma idoneo anche per i normali motori diesel, puntualmente rubati. «Abbiamo dei sistemi di sicurezza, ma certo non possiamo recintare tutta la proprietà o installare telecamere dappertutto. In ogni caso, spesso i ladri non arrivano neanche dalla strada, ma risalgono a piedi i campi limitrofi». Una situazione inimmaginabile per un uomo che ha lavorato tutta una vita e chiede solo tutela. Un uomo come Luciano Cassol che, da emigrante, l’8 agosto del 1956 vide i propri colleghi «morire di lavoro» nella tragedia belga della miniera di carbone di Marcinelle.
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