Caso Cartiera, dopo 15 anni la sentenza della Cassazione
istrana. In caso di responsabilità nei danni la polizza decade, e con essa l'immunità. Con una sentenza della Corte di Cassazione lo scorso 14 ottobre si è concluso l'ennesimo capitolo relativo alla lunga battaglia legale che da quasi 15 anni vede contrapposte la Cartiera di Carbonera, due ingegneri e alcune compagnie di assicurazione.
Tutto inizia nel 2000, quando l'azienda di Ospedaletto d'Istrana commissiona alla ditta Metalmeccanica Fontana srl di Brescia la costruzione di un capannone: quest'ultimo cede però soltanto pochi anni dopo, nel gennaio del 2005, a causa del crollo dell'arcata centrale. I danni ai macchinari sono ingenti: quasi 1,5 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti circa 300mila euro di danni da fermo produttivo. Cifre regolarmente riconosciute dalla perizia contrattuale, che però non vengono mai saldati del tutto dalle assicurazioni, limitatesi a corrispondere soltanto 150mila euro. A questo punto inizia la trafila fatta di documenti e procedimenti penali, nella quale oltre ad Allianz e Generali - le due compagnie coinvolte, subentrate rispettivamente a Ras e Toro Assicurazioni- vengono chiamati in causa anche la Metalmeccanica Fontana e i due ingegneri responsabili del progetto, Luigi Zago e Gianni Rossato. Lo stesso Rossato sceglie però di presentare un ricorso dopo che, in sede di appello, gli era stata riconosciuta una responsabilità solidale nell'accaduto condivisa con lo stesso Zago. Con l'uscita di scena della Metalmeccanica Fontana, che ad oggi non risulta neppure più iscritta al Registro delle Imprese, lo scontro legale diventa quindi tra Rossato e le parti rimanenti, in particolare Generali che intraprende anch'essa la strada del ricorso dopo che, inizialmente, era stata condannata a ritenere l'ingegnere indenne dalle spese da corrispondere alla Cartiera. Per Generali, infatti, Rossato non godeva di copertura assicurativa, esclusa in caso di riconosciuta responsabilità nel danno arrecato. Un dettaglio molto importante che diventa il pomo della discordia di tutta la questione: dal canto suo, l'ingegnere aveva addotto come motivazione la sua posizione di subordinato rispetto al principale progettista, Luigi Zago. Una tesi che non ha convinto la Corte, per la quale sia il progettista che il collaudatore (Rossato) sarebbero vincolati allo stesso modo e, nel caso del secondo, privi di una copertura assicurativa valida o operativa. —
Ma.Me.
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