Seimila chilometri sul carro funebre da Treviso per donarlo al paese africano

L’impresa di Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall, destinazione Senegal. Il carro è stato donato da una ditta di Torino che opera nel settore delle onoranze pompe funebri

Vera Manolli
Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall sul carro funebre
Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall sul carro funebre

In viaggio con il carro funebre per dare dignità ai defunti. È l’impresa di Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall, dell’associazione Treviso ’Ndar, che il prossimo 19 gennaio partiranno da piazza Borsa e percorreranno seimila chilometri con il mezzo donato da una ditta di Torino.

Il viaggio

Alla guida dell’autobara ci sarà proprio Francesca con l’amico Moustapha. Lo avevano annunciato nei mesi scorsi con tanto di appelli sui social per un aiuto economico e con il supporto del sindaco Mario Conte e della sua amministrazione. E alla fine ce l’hanno fatta: il mezzo da donare alla cittadina senegalese Ndar lo hanno trovato.

 

Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall pronti a partire per il Senegal
Francesca Brotto e Mouhamadou Moustapha Fall pronti a partire per il Senegal

Ora, però, bisogna coprire le spese per il lungo viaggio che l’intera carovana dovrà affrontare. «Il progetto nasce nel 2022 quando Moustapha, trevigiano ma di origine senegalese, mi aveva chiesto di trovare un carro funebre da portare nella sua città, Ndar Guedj da donare all’associazione locale Amis d’Enfance de Sindone», racconta Brotto, «in questa città non dispongono di questi mezzi e caricano le salme, dopo averle avvolte in lenzuola, dentro i cassoni dei pick-up, o sopra i carretti oppure peggio ancora in spalla per poi percorrere dieci chilometri a prescindere che ci sia un caldo afoso o una pioggia incessante».

Le cerimonie

L’ultimo viaggio, quello dell’addio, è visto come un momento molto importante soprattutto per chi accompagna il proprio caro defunto verso la sepoltura. Per questo Francesca e Moustapha, Tapha come lo chiamano tutti quanti, vorrebbero garantire che l’ultimo saluto avvenga nel modo più dignitoso e corretto. La storia ci racconta del corteo funebre già con gli antichi Greci e con i Romani. Un’antichissima tradizione che è sopravvissuta nel tempo.

Anche se la bara non viene più trasportata in spalla ma con il carro funebre non cambia il senso della sua indissolubile solennità. In questi mesi che hanno preceduto la partenza sono state moltissime le attività messe in piedi dall’associazione con l’idea di raccogliere soldi da destinare al progetto.

«Inizialmente eravamo intenzionati ad acquistare il mezzo ma una ditta nel campo delle onoranze di Torino ci ha donato il carro funebre», spiega, «Tapha ha già portato un’ambulanza e vecchi macchinari medici ma stavolta sarò io a guidare il mezzo seguiti da un’altra macchina che ci scorterà fino in Senegal», continua, «è un’impresa unica al mondo perché attraverseremo sei Stati e un tratto del deserto del Sahara».

Gli aiuti

Dal lancio dell’iniziativa è stata aperta una raccolta fondi con il nome Aiuta Treviso ’Ndar, su Gofundme.

Ma mancano ancora poco più di ottomila euro che serviranno a coprire le spese del viaggio che tra l’altro diventerà un documentario. Ogni istante, tutte le avventure e chissà forse anche il primo funerale con il carro funebre non saranno solo dei ricordi ma dei momenti da condividere e immortalati per sempre.

«Sono state tante le attività locali che ci hanno dato una mano e sostegno in questa avventura», chiude Brotto, «credo che ogni persona possa fare grandi cose e con questa esperienza meravigliosa vorremmo diffondere un messaggio di solidarietà e speranza tra i popoli».

 

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