«Carniel, turni da schiavisti»: denunciati

ODERZO. Guai grossi per lo storico istituto di vigilanza Carniel di Oderzo, finito al centro di una indagine della questura di Treviso per scorrettezze nella gestione del personale, nel servizio di sicurezza e violazioni al regolamento prefettizio.
Ieri mattina, i responsabili della sezione di polizia amministrativa della Questura di Treviso, al termine di una indagine durata oltre due mesi, hanno presentato in procura a Treviso ben quattro denunce, una per ciascuno dei responsabili dell’istituto nato come azienda familiare ed ora guidato da madre, figli e un responsabile operativo la cui posizione sarà ora al giudizio del tribunale. Ma c’è di più, perchè conseguentemente all’indagine, la prefettura di Treviso ha avviato le procedure che potrebbero portare alla sospensione – se non addirittura alla revoca – della licenza di vigilanza privata.
Autodenuncia e indagine. Tutto nasce dall’autodenuncia di un agente, presentatosi alcune settimane fa negli uffici della questura ammettendo di aver ricevuto un provvedimento disciplinare dalla società per non aver rispettato gli obiettivi della «missione»; una punizione, quella datagli dalla Carniel, che in base al regolamento prefettizio avrebbe dovuto essere comunicata alla questura (un modo per tenere sempre informate le autorità sulla professionalità e l’affidabilità dei vigilantes privati) ma che invece non sarebbe mai uscita dagli uffici di via Padova a Oderzo. Perchè? A questo puntava la guardia giurata: segnalare che nella azienda qualcosa non andava, e che forse la mancanza di comunicazione con la questura era fatta a posta per evitare controlli. Di qui, gli accertamenti del nucleo di polizia amministrativa che con pattugliamenti, verifiche in loco, convocazioni in questura, ha raccolto una serie di elementi confluiti nella grande indagine, nelle quattro denunce e nella relazione ora sul tavolo del prefetto Adinolfi.
«Vessazioni, turni impossibili». I poliziotti hanno ascoltato più di una decina degli oltre quaranta dipendenti della società. Tutte guardie giurate impegnate sul campo che avrebbero raccontato la loro esperienza portando all’attenzione della questura dati e incongruenze. Gli approfondimenti hanno svelato «una situazione che metteva a rischio gli agenti» dice il dirigente della polizia amministrativa Ciro Pellone, «abbiamo ricostruito come gli agenti venissero sottoposti a turni impossibili per tempistiche e spazi di copertura, che non venissero sottoposti alla regolamentare attività di aggiornamento e allenamento. € stato poi acclarato che spostamenti o ferie coatte erano la conseguenza di lamentele».
«Entra da solo e controlla». Vastissimo l’impegno sul territorio della Carniel, che negli anni ha costruito un pacchetto clienti che coinvolge marchi importanti dell’industria, parrocchie, negozi di ottica, farmacie, gioiellerie, spazi pubblici e chi più ne ha, ne metta. Ma per coprirlo, secondo la questura, gli agenti avrebbero dovuto essere molti di più. «Ci risulta che ad un solo agente fossero affidati oltre 100 servizi in una notte in posti diversi della provincia» spiega Pellone, «come fare a coprirli tutti calcolando controlli, spostamenti in macchina, limiti di velocità? Impossibile». Tra le testimonianze raccolte anche quella di una guardia giurata che davanti ad un sopralluogo di possibile furto «sarebbe stata costretta a entrare nell’edificio (la parrocchia di Menarè, ndr) da solo, senza aspettare la pattuglia di supporto come prevede invece il regolamento».
Alta tensione. Il clima, a Oderzo è tesissimo. I legali della società sono già in movimento per contestare le accuse e le telefonate tra l’istituto di vigilanza e la questura seguono a ritmo serrato. Intanto, si attende la decisione del prefetto sulla sospensione della licenza.
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