Carena, fallimento definitivo. Restano debiti e lavori a metà

SUSEGANA. Ieri mattina il tribunale fallimentare di Genova ha pubblicato l’atto che per migliaia di lavoratori in tutta Italia e decine di ditte subappaltatrici vuol dire solo una cosa: incertezza. Sul lavoro, sui conti, sul futuro. Così come è in predicato la conclusione del cantiere di Ponte della Priula, inaugurato quando ancora non era completamente concluso, ed ora abbandonato a seguito delle difficoltà dell’a dati appaltatrice – Carena appunto – che ha lasciato due milioni di debiti alle aziende trevigiane che hanno permesso che il ponte venisse riaperto al traffico lo scorso 21 giugno..
Il ko della società
Che le cose non stessero andando bene lo si percepiva da tensioni e bollori tra i subappaltatori della società Genovese cui Anas aveva affidato il cantiere per la riqualificazione del Ponte. Il nostro giornale le ha raccontate, mettendo in luce come l’opera inaugurata in pompa magna l’estate scorsa, di fatto non fosse ancora conclusa, ma soprattutto come non fosse stata pagata. Anas – per sua ammissione – aveva pagato Carena, ma da Carena i soldi no erano arrivati alle aziende trevigiane che avevano fatto i lavori se non in quota parte. Una situazione critica, che si innestava in un durissimo confronto tra la Carena e Anas per il saldo di molti altri cantieri eseguiti in varie parti d’Italia. Cantieri per cui Anas non aveva corrisposto a Carena i soldi da questa richiesti. Altre a Ponte della Priula, dove i cantieri per le opere complementari si sono paralizzati, in Italia si sono fermate anche altre opere strategiche. Così fino alla settimana scorsa, quando il CdA ha consegnato nelle mani del commissario che seguiva Carena dal 2014 quella che di fatto era la dichiarazione di autofallimento. Tutti hanno sperato fino all’ultimo – sindacati compresi – che dallo Stato arrivasse un segnale distensivo, un salvagente, ma così non è stato e ieri il tribunale genovese ha dichiarato il fallimento della società.
L’incognita
Adesso le ditte che hanno lavorato per Carena sotto le campate del ponte (nemmeno risarcite dei danni causati dalla piena del Piave di aprile) non avendo incassato il dovuto non hanno alcuna intenzione di terminare i lavori che Anas non intende ri-pagare. Per i piccoli lo spettro di un fallimento nel quale si accoderanno in tanti, col rischio non ci siano soldi per tutti. E il ponte? Le auto ci corrono, e questo a molti basta per non sollevare troppi polveroni. Ma non certo a chi oggi rischia il posto di lavoro o la società. Di certo attorno alle campate (già rovinatesi a seguito dei lavori non ultimati) resteranno tubi e lavori a metà ancora per un po’. Quanto? Non è dato sapere. Molto dipenderà da Anas.
Vertice con i sindacati
Intanto, una delle ditte subappaltatrici, stante la situazione, ha chiesto ed ottenuto un incontro con tutti i sindacati che con la Cgil – si erano esposti per chiedere un intervento della politica sul caso di Ponte della Priula. L’incontro si svolgerà a metà settimana. —
Federico de Wolanski
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