Cardiochirurgia a Treviso, oltre 26 mila interventi. Quarant’anni fa il primo espianto in Italia

La celebrazione al Ca’ Foncello con i tre primari che hanno contribuito a fondare un reparto d’eccellenza all’ospedale trevigiano

Valentina Calzavara
La foto di gruppo per le celebrazioni di Cardiochirurgia all’ospedale di Treviso
La foto di gruppo per le celebrazioni di Cardiochirurgia all’ospedale di Treviso

Quarant’anni di fatica, onore e soddisfazioni per la Cardiochirurgia dell’ospedale di Treviso che venerdì 12 settembre ha festeggiato l’anniversario. Di strada ne è stata fatta parecchia: dall’espianto d’organo per il primo trapianto di cuore in Italia, alle nuove frontiere di cura per i pazienti fragilissimi all’interno della Cittadella della salute, andando a integrare sempre di più Cardiologia, Cardiochirurgia, Terapie intensive ed Emodinamica. Nel mezzo si contano 26 mila interventi con una media di 800 all’anno.

Le sfide

Presenti alla cerimonia i tre primari che hanno contribuito a fondare e sviluppare questa eccellenza. A cominciare dal professor Carlo Valfrè, che poi passò il testimone al dottor Elvio Polesel e quindi al dottor Giuseppe Minniti.

«Dovevamo essere complementari a Padova e ci siamo riusciti nel migliore dei modi. Grazie al lavoro di tutti e alla crescita di chi è venuto dopo di me: posso dire con soddisfazione che gli allievi hanno superato i maestri» ha sottolineato Valfrè, decano del reparto, rivolgendosi ai colleghi che lo hanno succeduto. Ad applaudire c’erano tutto il gruppo di lavoro e i vertici dell’Ulss 2.

L’apice dell’emozione è stato per il dottor Polesel, presente in sala. Dal 2010 al 2017 guidò la struttura, portandola ad essere un riferimento internazionale nel campo della ricostruzione delle valvole cardiache. Sempre a disposizione dei suoi pazienti, sempre pronto ad esserci per la sua équipe; noncurante dei ritmi serrati e di alcune avvisaglie di salute, Polesel fu costretto a lasciare prima del tempo. Indelebile la stima nei suoi confronti.

«Per molti di noi è stato come un padre, voleva che in reparto ci fosse un clima sereno. Con la sua immensa cultura avrebbe potuto “polverizzare” chiunque, non l’ha mai fatto, anzi, con l’umiltà dei grandi, talvolta ci chiedeva consiglio». Sono le parole di un medico collaboratore di Polesel, lette dalla moglie Nadia.

Di presente e futuro ha riflettuto l’attuale primario Minniti: «Forti della competenza maturata dal personale siamo pronti ad affrontare sfide complesse che vedono la nostra Cardiochirurgia al fianco della Cardiologia del dottor Cernetti per rispondere a pazienti sempre più complessi, implementando le tecniche percutanee con la chirurgia».

Senso di sfida e lungimiranza guidano la quotidianità del reparto, sempre sostenuto dalla direzione con investimenti importanti quali la macchina cuore-polmone, l’ecmo, il flussimetro intraoperatorio. «Andiamo orgogliosi di questa storia straordinaria» ha detto il direttore generale Francesco Benazzi «la nostra Cardiochirurgia è oggi l’unica in Italia a offrire un percorso che integra il trattamento con la riabilitazione post-intervento cardiochirurgico, tanto che la durata media del ricovero in terapia intensiva è di due giorni, mentre la degenza si attesta sui sette giorni, con la riabilitazione fatta in loco e poi continuata all’Oras. Un vero unicum».

La storia

Il primo intervento l’8 maggio 1985, a novembre il primo espianto. Erano le 3.10 del mattino, quando al Ca’ Foncello venne prelevato l’organo donato dal giovane Francesco Busnello, che venne trasferito d’urgenza a Padova per il primo trapianto di cuore battente in Italia. Il ricordo è ancora vivo nella memoria del primario Carlo Valfré che affiancò il professor Gallucci nella delicata procedura.

Da allora, a Treviso sono stati eseguiti quasi 26 mila interventi, con una graduale specializzazione del reparto nel trattamento di innumerevoli patologie cardiache, sviluppando tecniche all’avanguardia nella ricostruzione delle valvole cardiache, per la chirurgia dell’aorta e per i bypass coronarici. 

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