«Mamma, qui sta bruciando tutto. Vieni subito a prendermi». La testimonianza di una studentessa sul bus a fuoco
Le parole di una ragazzina di 15 anni a bordo del mezzo che a Cappella Maggiore è stato divorato dal rogo a causa di un’avaria. La mamma: «Ho chiesto a Benedetta di scappare ma non potevo raggiungerla»

«Mamma l'autobus ha preso fuoco, qui sta bruciando tutto, puoi venire a prendermi e portarmi tu a scuola in auto?». Come Benedetta, liceale di 15 anni, diversi altri studenti hanno telefonato e mandato messaggi ai genitori dopo che, usciti incolumi ma molto spaventati dal bus, sono rimasti pure appiedati.
Tra loro la 15enne di Anzano, che ha rassicurato la madre sulle proprie condizioni e poi ha scattato una foto all’autobus in fiamme dopo essersi portata a distanza di sicurezza.
Chi faceva selfie e live
Lei, giustamente, a differenza di altri ragazzi che hanno iniziato a fare le live e i video da postarli sui social a distanza ravvicinata, prima di tutto ha pensato di chiamare la mamma per andare al liceo. «Ho sentito un colpo e visto del fumo dietro – testimonia la liceale Benedetta - È stato bravo l'autista che si è fermato e ci ha aperto le porte immediatamente. Ha detto a tutti di scendere e ci siamo allontanati velocemente. A parte chi si è fermato a usare lo smartphone. Poi, dopo pochi istanti dall’esplosione, il bus ha iniziato a prendere fuoco».
Sono stati secondi: istintivamente, gli adolescenti sono fuggiti a gambe levate dall’area del veicolo, per poi rimanere in attesa a bordo strada. La famiglia della 15enne abita a meno di duecento metri dal luogo dell’incidente e anche fino a lì si sono sentiti i botti, provocati dalla deflagrazione di vetri e altri componenti del mezzo colpito dall’improvvisa avaria.
«Abito a duecento metri»
«C'erano fiamme altissime – conferma mamma Monica -, quindi mi sono spaventata e ho detto a mia figlia di allontanarsi il più possibile e di andare verso la piazza, perché i rumori dell’esplosione li abbiamo sentiti fino da qui a casa. Io purtroppo non potevo andare a prenderla, perché non si poteva neppure passare, la strada era bloccata per gli interventi di messa in sicurezza. Mia figlia ha aspettato un po' per capire se arrivasse un altro bus, ma non è arrivato. Insieme ad altri ragazzi, ha deciso quindi di andare a scuola a piedi».
Gli allievi sono arrivati al liceo e altri istituti con un po' di ritardo, ma più che giustificato.
Tutti a scuola a piedi
Non ne hanno approfittato per saltare la lezione. Qualche professore, per la verità, all'inizio era rimasto perplesso sul racconto del “bus a fuoco”. Agli insegnanti è apparso inverosimile che un mezzo pubblico potesse incendiarsi.
Ma la notizia ha subito iniziato a circolare e i docenti anzi poi hanno apprezzato la buona volontà degli studenti che, incolumi ma spaventati, si sono fatti qualche chilometro a piedi.
La preoccupazione dei genitori
Per raggiungere il liceo Flaminio e l'alberghiero Beltrame, da Anzano sono più di tre chilometri. La riflessione dei genitori, a parte il rischio a cui sono stati sottoposti i figli, è anche sulle condizioni normali in cui viaggiano.
«È il bus principale che passa per Anzano – osserva la madre della 15enne - è sempre pieno di studenti e la maggior parte non riescono a trovare neppure un posto per sedersi, benché abbonati. Per fortuna è andata bene e nessuno si fatto male».
La bravura dell’autista
La capacità dell'autista, oltre a mantenere il sangue freddo e ordinare tempestivamente l’abbandono del veicolo, è stata anche quella di evitare una brusca frenata o una manovra improvvisa, scelte che avrebbero rischiato di far cadere dei passeggeri e magari provocare qualche ferito.
Un'emergenza gestita nel migliore dei modi dal neoconducente di Mom, promosso sia dalla società di trasporto, che da genitori e studenti.
I video pericolosi
“Bocciato” per il comportamento invece qualche ragazzo, che nell'immediatezza, invece di allontanarsi come gli altri, è rimasto vicino all'autobus a suo rischio e pericolo, per fare dei video, prima dell'arrivo dei pompieri e forze dell'ordine.
«Sicuramente meglio evitare di rischiare per niente e fare filmati da postare sui social - è la riflessione di mamma Monica -. Ma lasciamo stare, questo infatti è un altro discorso».
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