Caos alcoltest, denunciato il passeggero

Quel parapiglia gli era costato una condanna a tre mesi di arresto, convertiti in una “modica” ammenda da 23 mila 250 euro. La sua colpa? Essersi messo in mezzo a un controllo dei vigili urbani, che avevano fermato lo scooter che aveva appena tagliato la strada al mezzo su cui stava viaggiando. Gli agenti avevano sottoposto pure lui all’alcol test, trovandolo più che positivo: 2.1 grammi di alcol per litro di sangue. Immediato era scattato il ritiro della patente, il sequestro del veicolo e la denuncia penale. A poco era valsa la sua difesa: «Non stavo guidando io!», continuava a dire mentre i vigili gli intimavano di soffiare nell’etilometro, visto che il mezzo di proprietà di suo padre. Dopo due anni di battaglia legale, il tribunale di Treviso ha decretato l’assoluzione del quarantaduenne trevigiano. In altre parole il giudice ha riconosciuto che i vigili urbani hanno fatto l’alcoltest alla persona sbagliata: non all’autista del furgone, ma al passeggero del mezzo. Una circostanza curiosa per l’opinione pubblica, un incubo per quell’uomo che, difeso dall’avvocato Fabio Capraro, del foro di Treviso, ci ha messo due anni a dimostrare ciò che ha sempre detto: mai aveva negato di aver alzato il gomito, pure tantino. Aveva sempre detto però che il furgone non lo stava guidando lui.
Per comprendere come abbia avuto origine questo guazzabuglio, bisogna tornare al pomeriggio del 9 giugno del 2012. Il quarantaduenne era lungo il Put a bordo di un furgone insieme a un amico (colui che guidava) quando, d’un tratto, uno scooter inizia a procedere a zig zag davanti al loro mezzo. D’un tratto il giovane scooterista taglia la strada al furgone. Ne nasce un alterco, con tanto di “benedizioni” e gesti che invitavano reciprocamente a raggiungere posti non certo ameni. Il teatrino di insulti termina di fronte alla paletta dei vigili urbani, che fermano lo scooterista. Quale migliore occasione, ha pensato il protagonista della vicenda, per dargli il colpo di grazia, raccontando cosa era avvenuto pochi minuti prima? Lui non si era reso conto di essere tanto ubriaco quanto molesto. Per non perdere secondi preziosi, il furgone era rimasto pure parcheggiato in mezzo alla strada, particolare che aveva fatto scattare il primo cartellino giallo da parte della polizia locale. Gli agenti, visto che quest’uomo non voleva saperne di togliersi di mezzo, hanno deciso di sottoporlo ad alcoltest. In quel momento ha avuto un momento di lucidità e se l’è data a gambe, crollando dopo pochi metri, azzoppato dalla sbronza che aveva in corpo. Il responso dell’etilometro è stato pesantissimo: prima prova, 1.95, seconda, 2.1. L’amico del quarantaduenne ha visto la scena e non ha ben capito che cosa stesse accadendo: «Perché fanno l’alcoltest a lui, visto che guidavo io?». Dato il caos però, si è ben guardato dal mettersi in mezzo. Quel qui pro quo ha dato avvio a una serie di guai che si sono conclusi solo venerdì pomeriggio in trbunale a Treviso. Il vero autista del mezzo ha dichiarato sotto giuramento che era lui alla guida del furgone, anche se il mezzo era di proprietà del quarantaduenne finito a processo. Motivo dello scambio? Usciti dal bar l’uomo ha detto all’amico: «Guida tu perché io devo mandare un messaggio e fare una telefonata». Un piacere che, visto il tasso alcolico, doveva salvargli patente e invece ha dato avvio a un’odissea giudiziaria che si è protratta per due anni.
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