Caffè e brioches calde dalle 4 del mattino. «Coccoliamo i clienti ancor prima dell’alba»

I bar più “mattinieri” di Treviso alzano le serrande con il buio. «E pensare che una volta si faceva colazione con trippe e vin rosso» 
ZAGO . AG.FOTOFILM TREVISO INTERVISTE BAR IN PERIFERIA, IN FOTO AL PANORAMA
ZAGO . AG.FOTOFILM TREVISO INTERVISTE BAR IN PERIFERIA, IN FOTO AL PANORAMA

La storia

Non ci sono più gli operai di una volta. Quelli che alle 5 del mattino prima di andare in fabbrica si fermavano a far colazione con le trippe e un “goto de vin rosso”. I bar del capoluogo si adeguano e oggi pochi sono quelli che alzano le serrande prima che sorga il sole.

Al mercato

Uno in particolare rimane fedele alle tradizioni e alle 4 e 30 in punto apre le porte per accogliere i clienti. Si tratta del bar ristorante, all’interno del mercato ortofrutticolo delle Stiore, da cui prende il nome: bar Mercato. «Però niente trippe o panini con la mortadella: ora tutti scelgono caffè e brioche», dice la signora Bruna che, insieme al giovane Marco, aiuta la titolare Nadia Vecchiato Mazzariol nel gestire questo affollato punto di ristoro e di ritrovo. Il bar Mercato tra un caffè e una chiacchiera si anima alle 6 con l’arrivo dell’edicolante che porta i giornali appena “sfornati”. Il movimento dura fino alle 7.30 per poi riprendere verso mezzogiorno con il pranzo. «Certo le cose sono cambiate e il nostro lavoro non è così pesante come una volta», raccontano Michele e Mario, seduti a bere il caffè dopo aver scaricato casse di frutta e verdura. Loro ricordano ancora i primi tempi in cui vedevano gli “anziani” arrivare in bicicletta trascinando il carretto. Chi lavora al mercato ortofrutticolo si sveglia a notte fonda, accomunato ad altri lavoratori legati ai turni: forze dell’ordine, vigilanti, medici e infermieri, camionisti, operai. Tra i turnisti esiste una mappatura dei locali aperti prima dell’alba come il distributore di benzina in tangenziale o il bar Severino lungo il Terraglio. Casi rari perché in genere i locali aprono dopo le 7, soprattutto in centro storico.

Strada ovest

Un altro punto di riferimento è la Bottega Caffè Dersut all’inizio della Strada Ovest, attaccata al Panorama: le ragazze arrivano alle 4.30 per mettere in forno focacce e brioche e alle 6, quando aprono le porte, c’è sempre qualcuno che sta pazientemente aspettando. Aperto dalle 6 alle 20 con soli cinque giorni di chiusura all’anno, è il luogo mattutino preferito da tanti lavoratori, italiani e stranieri, accomunati da una tazzina di caffè. «Qui da noi arriva gente di tutte le età e provenienza e in 9 anni nessuno ha mai creato problemi», racconta con un sorriso la titolare, Barbara Botta. Nella sua visione il caffè è davvero lo strumento antirazzista per eccellenza perché apprezzato da persone di tutto il mondo.

ZAGO . AG.FOTOFILM TREVISO INTERVISTE BAR IN PERIFERIA, IN FOTO PASTICCERIA CONCA D'ORO
ZAGO . AG.FOTOFILM TREVISO INTERVISTE BAR IN PERIFERIA, IN FOTO PASTICCERIA CONCA D'ORO


San Zeno

Passiamo a San Zeno. Emblematico il caso del bar da Ico, aperto nel lontano 1938. «Una volta il bar apriva alle 3 di notte e io appena l’ho preso in gestione ho tentato inutilmente di conservare la tradizione aprendo alle 5.30», racconta Gerardo, che conduce il bar della famiglia Zorzetto con la moglie Angela. Un tempo erano molti gli operai che arrivavano in bici aspettando sotto il cavalcavia il pulmino della ditta che li avrebbe portati al lavoro. Oggi tutti si muovono in macchina e la zona fino alle 7 è praticamente deserta, così i gestori hanno aggiustato il tiro concentrandosi sulla pausa pranzo.

Santa Maria del Rovere

Un quartiere della prima periferia in cui si può bere il caffè alle 6 del mattino è Santa Maria del Rovere, con la pasticceria Conca d’Oro. Vincenzo Vasta in realtà arriva due ore prima perché lui vuol fare tutto “espresso”, non solo il caffè: sul bancone gli avventori insonnoliti possono trovare brioche classiche ma anche quelle con la crema di pistacchio e tutte le specialità siciliane, dai cannoli ai cartocci ai ravioloni che sanno di cannella. C’è qualche coraggioso che all’alba affronta le arancine di riso ripiene: «Tutti siciliani come me!», dice il pasticcere che si intenerisce di fronte ai clienti che, staccando il turno di notte, si fermano a prendere la brioche per la moglie. Una scena che rievoca il racconto di Calvino in cui moglie e marito si vedono pochi istanti, mentre uno rientra e l’altra esce di casa. Quella figura che se ne va stringendo il sacchetto di carta ripaga la sveglia nel cuore della notte. —

Laura Simeoni
 

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