Bottoli “si sposa” con la Dersut Tessuti tinti coi fondi del caffè

Il lanificio vittoriese lancia un’altra linea ecologica con sete naturali Il procedimento consentirà di recuperare materiali da smaltimento 
Francesca Gallo

L’INIZIATIVA

Un tessuto realizzato con i fondi del caffè. Non finisce di stupire lo storico lanificio Bottoli, da anni antesignano in tema ecologico, con la linea di tessuti naturali, senza tinture chimiche. Da queste premesse è nata una collaborazione tra il lanificio, che dal 1851 produce tessuti dì alta gamma, e la Dersut di Conegliano, fondata nel 1949 dalla famiglia Caballini di Sassoferrato e oggi presente anche sui mercati di Emirati Arabi, Messico e Repubblica Dominicana. Da questo sodalizio, per la prossima primavera-estate, saranno proposti tessuti realizzati con l’intreccio di pregiati fili di seta, tinti con i fondi del caffè. Un innovativo procedimento che permette il riutilizzo del sottoprodotto che bar e ristoranti devono smaltire. La collaborazione prevede che l’azienda Dersut curi la raccolta e il riciclo dei fondi del caffè presso una selezione dei suoi 4.000 clienti in Italia e all’estero, comprese un centinaio di caffetterie monomarca. Per un ulteriore recupero dei fondi del caffè è allo studio il loro utilizzo quale fertilizzante in viticultura, nonché come elemento base di innovative spugne e filtri per la depurazione delle acque reflue. Nelle ultime stagioni il lanificio di Vittorio Veneto è finito alla ribalta anche per le prestigiose collaborazioni. A partire dalla Maison milanese Etro, con iconiche coperte in lana italiana, per passare a Ballatyne che ha scelto i tessuti tartan vittoriese per il suo centenario. Bottoli collabora inoltre con l’astro della moda nipponica Junya Watanabe in co-branding con Levi’s. Il Lanificio Bottoli non è nuovo ad ardite sperimentazione nel campo del tessile. Lana e rame erano stati intessuti per la coperta creata per rispondere a una crescente sensibilità verso le infezioni. Nel 2009, alla luce dell’aumento esponenziale dei telefonini e dei computer, Bottoli realizzò un tessuto antiradiazioni elettromagnetiche.

Un prodotto che schermava il corpo sia dalle radiofrequenze emesse da cellulari, antenne e televisori, sia da campi magnetici, generati da apparecchiature elettriche. Quello speciale tessuto gessato fu chiamato “James” in onore del celebre 007. Altra importante sfida del Lanificio Bottoli è stato il progetto “Lanaitaliana”, un prodotto italiano al cento per cento, grazie al recupero delle migliori razze autoctone, in particolari pecore delle greggi della zona di Col Fiorito, a cavallo tra Marche e Umbria. Da una parte questo progetto ha valorizzato le razze Gentile di Puglia e Sopravissana, anche grazie alla collaborazione con la facoltà di Genetica e Veterinaria dell’Università di Camerino. Dall’altra Bottoli ha ottenuto una materia prima di alta qualità. —



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