«Bottiglie lucenti», causa di nuovo in tribunale

Bottega aveva chiesto un milione a Ca’ di Rajo accusandolo di contraffazione. La ditta di S. Polo aveva vinto il primo round

CONEGLIANO

Erano in aula di tribunale ieri la bottiglie lucenti che dividono in una lunga battaglia legale i due noti marchi Bottega e Cecchetto, con il primo a chiedere un milione di euro di danni al secondo per aver utilizzato delle bottiglie dorate per confezionare alcuni suoi prodotti, e il secondo a far valere la propria correttezza chiamando in causa anche i pareri espressi da altri giudici.

«MARCHIO COPIATO»

A dimostrazione di come l'attenzione e la concorrenza in ambito vitivinicolo sia alta c’è il testa a testa sul marchio delle “bottiglie lucenti” partito all'inizio dell'inverno del 2014, quando Bottega denunciò la cantina “Ca' di Rajo e Terre di Rai”" di San Polo di Piave, proprietà di Bortolo Cecchetto, accusandola di aver contraffatto i marchi di sua proprietà. Bottega aveva infatti messo in commercio una serie di bottiglie avvolte in carta dorata, patinata rosa e argento. Cecchetto aveva in vendita altre bottiglie con la confezione simile. Ne scaturì il sequestro di oltre 40 mila bottiglie della casa vinicola di San Polo che però, in breve tempo, ottenne il dissequestro di tutta la merce dal tribunale di Riesame di Treviso che dispose come Bottega dovesse dare evidenza alla cosa pubblicandola anche nel suo sito internet commerciale.

la battaglia legale

Nessuna violazione dei marchi registrati: la cantina Ca’ di Rajo era uscita a testa alta dalla battaglia legale avviata nei suoi confronti da Bottega Spa. Il Riesame aveva accolto i ricorsi proposti dalle aziende vinicole Ca' Di Rajo e Terre di Rai e determinante era stata la riprova che le cantine sanpolesi utilizzavano bottiglie colorate da prima che Bottega spa depositasse i propri marchi. I giudici del riesame avevano riconosciuto priva di fondamento la querela di Bottega Spa che lamentava la violazione dei propri diritti di privativa sui marchi tridimensionali comunitari registrati per contraddistinguere bottiglie di vino e in particolare sull'utilizzo di confezioni di colore oro e rosa. Il Tribunale del Riesame aveva così revocato il provvedimento con il quale il giudice aveva convalidato il sequestro preventivo di urgenza, ordinando, per l'effetto, la restituzione di tutte le bottiglie, circa 40mila, di vino bianco spumante, per le quali era stata disposta la misura preventiva. Il Tribunale del Riesame aveva dunque accertato che la Ca’ di Rajo già produceva e commercializzava bottiglie di vino colorate in epoca precedente il deposito dei marchi da parte di Bottega, ritenendo che la forma delle bottiglie sia da sempre usuale nel mercato specifico e che, quindi, né la forma di cui ai marchi tridimensionali, né la colorazione delle bottiglie, oro, argento o rosa, abbiano capacità distintiva e idoneità a indicare l'origine e provenienza dei prodotti commercializzati.

la sfida continua

Ma la vicenda non è finita lì ed è proseguita in sede penale. Ieri il processo è stato aggiornato. La difesa di Cecchetto intende far valere quanto è già stato stabilito dai giudici già anni fa. —

G.B.

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso