Bottega, il Grand Hotel e quella partita di Prosecco che il suocero del premier non ha ancora pagato

La vicenda riguarda il “Plaza” di Roma, oggi chiuso, di proprietà di Cesare Paladino, che deve saldare 5000 euro. Parola ai legali 

il caso

Dalla famiglia “presidenziale” non te lo aspetteresti. E invece questa volta l’insoluto porta la firma del suocero del Presidente del consiglio Giuseppe Conte. Oggetto della fornitura non pagata e arrivata dalla Marca? Prosecco, non poteva che essere così. A dannarsi l’anima, incaricando i legali di recuperare la somma, è Sandro Bottega, titolare dell’azienda omonima di Godega Sant’Urbano che produce vini e grappe.

La Bottega recentemente ha acquisito un nuovo cliente, tra i tanti già in agenda in Italia e all’estero. Si tratta del Grand Hotel Plaza di Roma, albergo a 5 stelle nella centralissima via del Corso. Roba da 340 euro a camera a notte per la stanza peggiore - e pure in tempi di Covid, quando immaginiamo i prezzi siano calati – oppure da 2.400 euro per la suite presidenziale.

L’hotel è di Cesare Paladino, padre di Olivia, compagna del premier Conte. Nella primavera del 2019, come riporta “Il Giornale”, iniziano le forniture di prosecco per l’Hotel Grand Plaza da parte della Bottega. Solo che i pagamenti in azienda non arrivano. Si parla di qualcosa meno di cinquemila euro. Passano 30 giorni, 60, e poi 90, ma le fatture restano inevase.

Dalla Bottega partono le prime azioni per cercare di recuperare il credito. Si inizia con le telefonate, poi si prosegue con i solleciti e si arriva alla diffida, minacciando di adire le vie legali in caso di mancato pagamento. Ma tutto questo non sembra scalfire il Grand Hotel Plaza, che continua a non pagare i cinquemila euro. Di mezzo ci si mette pure il Covid, gli incassi calano, e di certo non aumenta la voglia di saldare quella fornitura di prosecco della Bottega.

Che è costretta ad affidarsi agli avvocati e ottiene un decreto ingiuntivo da parte del tribunale di Treviso. Che però ad oggi non serve granchè, visto che l’hotel è chiuso e non è stato possibile notificarlo all’amministratore.

Insomma, per i cinquemila euro la Bottega dovrà andare in causa. «È una storia di cui non voglio più parlare», sbotta Sandro Bottega, «perché sembra che facciamo politica. Ma io nemmeno sapevo di chi fosse quell’hotel. Purtroppo con il Covid le fatture insolute sono aumentate, ci faremo fronte come abbiamo sempre fatto. E ci tuteleremo ove potremo farlo». —



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