“Bosco verticale” e Comune denunciati al Tar

L’atto notificato ieri a Ca’ Sugana dopo gli esposti penali e civili contro il cantiere in Alzaia. I legali: «È tutto abusivo»

Un faldone che incrocia riferimenti di legge regionale e statale, pronunciamenti di tribunali, cronologia di atti amministrativi e autorizzazioni comunali, rilievi di difformità tecniche e procedurali. È l’ultimo atto della pesantissima querelle giudiziaria sul “Bosco verticale”, il grande piano edilizio in costruzione lungo l’Alzaia: un ricorso al Tar che chiama in causa la Cazzaro, ma soprattutto l’amministrazione comunale.

il ricorso

È stato notificato ieri in Comune, chiamato in causa assieme alla ditta costruttrice, e per conoscenza anche al Parco del Sile e alla Soprintendenza. A firmarlo i legali Giorgio Bressan, Nicola Magaldi, Andrea De Simone a cui la Mts Immobiliare ha affidato la sua battaglia contro quello che definisce nettamente un «abuso edilizio», ovvero il cantiere del “Bosco verticale”. Un ricorso (con richiesta di sospensione immediata dei lavori) , che fa seguito a una denuncia penale e una denuncia civile presentate dalla stessa società in procura e al tribunale di Treviso, la prima in estate, la seconda pochi giorni fa. Un terzo atto pesantissimo per Ca’ Sugana, chiamata a rispondere nel merito di un intero progetto di autorizzazione edilizia che a detta dei legali non rispetta alcune delle disposizioni in materia urbanistica, né le disposizioni dello stesso piano urbanistico in vigore in città.

«cantiere senza carte»

Il nodo cruciale di tutto il ricorso, da cui scaturiscono a cascata – secondo i legali – tutta un’altra serie di pesanti irregolarità, è quello della conformità normativa del “Bosco verticale”, sorto sul quel che rimaneva di un vecchio complesso artigianale industriale dismesso da anni, nel perimetro di quello che sia il vecchio Prg sia il Piano degli Interventi chiamano “Piano di recupero Quattro Novembre 4”. Un’area di Fiera che, secondo i regolamenti attuativi dell’amministrazione, poteva essere ri-edificata solo a seguito dell’approvazione di un piano, da definirsi a seguito di una domanda di permesso a costruire. Così non sarebbe avvenuto. Il cantiere del “Bosco” è stato avviato infatti a seguito di una Scia (segnalazione certificata di inizio attività) “ingrassata”in volumetria dalle concessioni del Piano Casa. A dare l’ok, ovviamente, il Comune, accusato di non aver vigilato, né rispettato la normativa che prevedeva un permesso a costruire (e quindi l’ok a un piano generale) anche per interventi che modificassero le vecchie planimetrie degli edifici esistenti.

il piano casa non basta

E di qui si passa a citare i pronunciamenti dello stesso Tar sulle deroghe ammesse per un intervento tramite Piano Casa (in città ne stanno fiorendo a bizzeffe, alcuni assai contestati). «Le deroghe possono avere per oggetto i parametri volumetrici, salvaguardati i poteri panificatori e regolamentari degli enti». Quindi, a detta dei legali, valevano le disposizioni del Prg. Sulle volumetrie ormai edificate si apre poi un intero, spigolosissimo, capitolo del ricorso che sta facendo ballare parecchio a Ca’ Sugana. Si contesta, nei fatti, che sia tutto abusivo.

Federico de Wolanski

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