Borsato, la Treviso da bere «C’era fiducia nel futuro»

La Treviso degli anni Settanta, gioiosa, amorosa, ma soprattutto capace di guardare al futuro con fiducia. Raccontano questo gli abiti firmati da Mario Borsato, ambasciatore trevigiano dell’haute couture. Classe 1942, lo stilista ha vissuto e respirato l’entusiasmo dell’epoca, diventando uno dei grandi nomi della moda. Ieri, Casa dei Carraresi gli ha aperto le porte, per ospitare “Mario Borsato is back”. Retrospettiva a lui dedicata inserita nell'ambito della tre giorni di mostra mercato “Vintage ai Carraresi” curata da Officine Li Volsi.
Durante l'inaugurazione dell'evento, Borsato, omaggiato con una grande torta, ha ripercorso le principali tappe della carriera. Nelle sue parole la soddisfazione e una nota di nostalgia. Era il 1974 quando aprì la boutique in via Manin, iniziando a entrare nei guardaroba delle ricche signore della città. «Purtroppo quei tempi se ne sono andati, per sempre. Ma li ricordo sempre con immenso piacere. Treviso era una città effervescente, dinamica e prestava molta attenzione al gusto e allo stile» racconta Borsato. Ricorda gli abiti realizzati per le prime del teatro Comunale, vero e proprio scrigno della vita culturale cittadina.
Forse non tutti sanno, ma l'esordio nell'alta moda, Borsato lo fece confezionando un vestito da gran sera per la cognata che andava all'opera. «Era il 1965, ho scelto un tessuto francese, di colore bianco, con disegni oro e rosso corallo. Tutto bordato di paillettes argento e coralli veri. Tutto cucito a mano con la passione artigianale che rende le manifatture senza tempo». È stato così che Borsato ha dato il via a una carriera straordinaria, che lo avrebbe portato a collaborare con Yves Saint Laurent, ma anche con Walter Albini e Gianni Versace, contribuendo all’emancipazione della donna e del costume. Il nome di Borsato iniziò a circolare nei salotti buoni di Treviso dopo aver creato per la sua futura moglie un giacchino per un evento ippico. «Quel capo fu un vero e proprio successo. Molte signore me ne commissionarono uno per loro. In un certo senso, fu così che iniziò tutto. Io non avevo fatto altro che mettere in pratica gli insegnamenti di mio padre Arturo, che faceva il sarto da uomo, declinandoli al femminile. Dopo un paio d'anni aprii la boutique in galleria Manin».
Tra i venti outfit che sono ora esposte nelle sale Ca’ Brittoni ai Carraresi si ritrovano abiti che riassumono maestria e manualità. I bozzetti di Borsato sono diventati abiti da sposa con ricami di pizzo macramè e perle, ma anche vestiti da red carpet. Sete nere lucide, con corpini ricamati a mano, avvolti in eleganti fiocchi che segnano il punto vita. Atmosfere felliniane che Borsato ha saputo proporre alla Treviso bene. «Quando ho iniziato a fare lo stilista viaggiavo spesso. A New York, ricordo i piccoli defilé di signore che si recavano nelle gioiellerie più prestigiose. Ho cercato di importare il gusto anche nella mia terra. La bellezza è sempre il frutto di un’emozione. Per questo dopo aver lasciato le passerelle, ho deciso di vivere in una casa di campagna. Adoro il verde e amo prendermi cura dell’orto. La natura è come la moda, genera ispirazione».
I capi di Borsato, accompagnati da foto d'epoca e video delle sue sfilate si potranno ammirare ai Carraresi fino a domani. L'allestimento è visitabile durante gli orari di “Vintage ai Carraresi”. Ingresso manifestazione 5 euro (ridotto studenti 3 euro). Orario di apertura: oggi 10-22, domani 10-20. Per info. www.facebook.com/vintageaicarraresi.
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