Borgia: «La Lega si decida, noi sempre leali. Lista Zaia? È irrispettosa per il candidato»

Il coordinatore di Fratelli d’Italia e lo spettro del sorpasso storico: «Primi nella Marca è il nostro obiettivo. I cittadini premiano il lavoro sul campo»

Andrea Passerini
Claudio Borgia
Claudio Borgia

Mai come stavolta l’incognita è altissima. Se la Lega non avrà il supporto della lista Zaia – forse il vero autentico nodo di queste regionali venete d’autunno – rischia uno storico sorpasso di Fratelli d’Italia in un’elezione amministrativa. A Treviso, feudo del Carroccio, sarebbe uno spartiacque epocale. E che non è fantapolitica lo sa Claudio Borgia, presidente provinciale di FdI.

Borgia, correrà in prima persona per un posto nel consiglio? È vicesindaco di Montebelluna e mister preferenze...

«Il capitano di una squadra deve sempre dare tutto e mettersi a disposizione. Poi sarà il partito a decidere, sempre se riterrà che possa essere utile alla causa. Se invece saranno fatte altre valutazioni, lavorerò con la stessa intensità, per me viene prima il partito che il singolo».

FdI non è mai stata così forte, la Lega mai così sotto pressione. Ma la lista Zaia è il loro totem.

«Non mi pare si sia mai vista una lista con il nome di un candidato presidente uscente. Sarebbe anche irrispettoso per il futuro candidato presidente, di qualunque partito sarà. Si vuole la civica? Abbia il nome del candidato presidente».

La Lega insiste: Zaia è un valore per come ha governato.

«Non posso che essere d’accordo. Ci sarà il modo di valorizzarlo, lo sa bene la Lega e lo sa bene il centrodestra».

Lo spettro del sorpasso, anche nella Marca roccaforte leghista, aleggia. Ma nessuno vuol parlarne. Lei si è posto un obiettivo?

«Il sogno, come partito di Treviso e provincia, è quello di avere un candidato presidente di FdI, ma non dipende da noi. E le scelte devono tenere conto della situazione generale e della tenuta del governo. Rimaniamo fiduciosi. L’obbiettivo che possiamo e dobbiamo raggiungere è molto chiaro: essere il primo partito anche alle regionali. I cittadini premiano il lavoro sul campo, dunque bisogna stare ancor di più tra le gente, dare risposte concrete trasformando in azioni, idee e proposte. Se siamo il primo partito, come hanno detto politiche ed europee, è frutto del lavoro di tutti: a partire dalla premier, passando per i ministri, deputati e senatori, amministratori locali e dirigenti, militanti e simpatizzanti».

Da quando lei guida FdI avete moltiplicato sindaci, siete entrati in tutte le partecipate ed enti di secondo livello, avete fatto un boom alle provinciali e qualche sgambetto alla Lega, in consorzi e società pubbliche.

«Penso di aver proseguito un percorso ben avviato da anni. Abbiamo puntato, nelle diverse partite, a valorizzare la forza dei nostri amministratori e a massimizzare le percentuali del partito alle urne. Lo abbiamo fatto con umiltà, impegno e costanza. Certo i sindaci non si avvicinano a noi per caso».

Pare abbiate più di 20 sindaci, più del 20% dei comuni: non ve ne assegnano così tanti neppure gli alleati.

«Mi pare che sia stato proprio grazie al peso dei nostri sindaci e all’aggregazione di altri civici se ci siamo fatti rispettare, portando a casa importanti risultato. E abbiamo raddoppiato i consiglieri provinciali, da 2 a 4. E contiamo 200 amministratori locali, 350 contando quelli di area. Oggi, prima volta in assoluto, guidiamo una conferenza dei sindaci (l’ex Usl 8, con Valerio Favero, ndr). Questo , anche grazie alla disponibilità e al dialogo con gli alleati di centrodestra».

Avrete la presidenza del Priula: la scalata continua, nella mappa del potere di Marca.

«Ma quale potere, noi pensiamo ad amministrare nel modo migliore possibile. Scalata? La chiamerei radicamento. Abbiamo tenuto una linea chiara in Contarina, dove avevano proposto un manager competente come Montuori, ennesima riprova della qualità della nostra classe dirigente. C’era stato un lavoro di squadra, per condizioni non dipese da noi non è stato possibile proseguire, ringrazio ancora chi si era messo a disposizione. Il Priula? Auspico non ci siano ostacoli, anche perché tra segretari, c’è un clima positivo, di massima collaborazione e stima».

Molta Lega trevigiana, lo sa anche lei, vorrebbe la corsa solitaria. E c’è più di qualche segnale di insofferenze anche nei vostri confronti.

«Guardi, siamo il primo partito d’Italia, guidiamo il governo e a coalizione. Sarà forse perché siamo stati un partito piccolo, e ci siamo dovuti conquistare tutto partendo dal nulla o quasi che abbiamo rispetto per tutti, lo stesso che all’epoca forse non abbiamo ricevuto. Siamo consapevoli della nostra forza, e sappiamo che, da primo partito, abbiamo oneri e onori. Credo nessuno possa contestare la nostra lealtà nel governo della Regione, delle città, e dei grandi e piccoli centri qui in Veneto. La nostra disponibilità è comprovata, dialoghiamo sempre. È la Lega che deve decidere cosa fare».

In che senso, Borgia?

«Scelga. Ci crede? E allora qui in Veneto si comporti di conseguenza accettando convintamente l’alleanza, trovando il miglior candidato possibile all’interno del centrodestra e non sparando un giorno si e l’altro pure contro di noi, ventilando di andare da sola. Come si dice in Veneto… boni si, ma no mone». —

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