Bisata e amoi, come mangiavamo

Riscoperta dell’antica ricetta quando l’anguilla si pescava nei fossi di campagna

Un sapore dimenticato, simbolo di una cucina povera delle nostre campagne, dove la bisata, l'anguilla, si pescava nei fossi dall'acqua molto più pulita, e veniva cucinata con gli amoi, prugne selvatiche che crescevano spontaneamente da alberi antichi. Un gusto tutto da riscoprire, anche se l'anguilla ha costi non proprio economici, si trova di rado nei mercati ed è ritenuta grassa, oltreché repellente d'aspetto. Lo stesso vale per gli «amoli», frutto tardo-primaverile dal gusto asprigno che nessuno più si degna di raccogliere ai margini di campi o fossi. Ne ha fatto il piatto ufficiale - per la Cena Ecumenica annuale - la Delegazione di Treviso dell'Accademia della Cucina Italiana (diretta da Teresa Perissinotto Vendramel) che, come da prassi, ha svolto ricerche e depositato presso un notaio la ricetta ufficiale. Il piatto riesumato è stato gustato nella cena dell’Accademia a Crespano del Grappa, nella sede dell'Istituto Alberghiero «Giuseppe Maffioli», i cui studenti hanno garantito un servizio tavola già molto professionale. Un piatto sopraffino, la bisata coi amoi, che in tavola sposa perfettamente un vino rosso. In particolare il «Fortana del Bosco Eliceo», prodotto da vigneti coltivati su terreni sabbiosi in prossimità del mare, dove domina il salso, proprio vicino a Comacchio, patria dell'anguilla. Le caratteristiche di questo Doc sono l'acidità, la tannicità e l'effervescenza, che unite alla rara sapidità, contrastano la grassezza e il dolce della bisata, equilibrando l'acidità dell'amolo.

Ricetta originale. E’ quella di Ottavio del ristorante «Al Mulino» di Motta di Livenza, così come depositata dall’Accademia. Ingredienti per 4 persone: 2 anguille (5/600 gr. l'una), una cipolla, 20/30 amoli aspri (procurarseli in stagione e congelarli), 4/6 pelati, 2 foglie alloro, farina 00, spicchio d'aglio, umbicchiere vino bianco secco, sale e pepe q.b. Preparazione: Sviscerare l'anguilla e togliere la pelle dalla parte della testa. Tagliarla in pezzi da 5-6 cm; asciugarla e infarinarla leggermente. In una padella antiaderente rosolare, a fuoco lento, lo spicchio d'aglio con un filo d'olio. Aggiungere l'anguilla, togliere l'aglio e farla rosolare. Aggiungere la cipolla tritata fine, versare il vino e alzare la fiamma. Aggiungere l'alloro, i pelati ben strizzati, salare e pepare, abbassare di nuovo la fiamma. Mettere il coperchio e dopo 10 minuti aggiungere gli amoli, cuocere per altri 20 minuti controllando ogni tanto se è necessario aggiungere un po' d'acqua. Consigli: ideale è metterla in forno a 180º per 5 minuti. Togliendo la pelle, il sugo viene più omogeneo e l'anguilla meno grassa. Senza il soffritto comunque è più digeribile. L’anguilla ideare da usare è quella del Livenza.

Lieta Zanatta

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