Bimbo morto nell’utero Quattro medici a processo

Il pubblico ministero: «Sarebbe nato vivo se fosse stato eseguito un cesareo» La tragedia nel reparto di ginecologia di Oderzo, domani l’udienza preliminare
oderzo torre tecnologica ospedale
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ODERZO

Si terrà domani l’udienza preliminare contro i quattro dirigenti medici del reparto di ginecologia dell’ospedale di Oderzo imputati di omicidio colposo in seguito alla morte di un bimbo nell’utero materno. Secondo l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Iuri De Biasi, il bambino sarebbe nato vivo se i medici avessero eseguito tempestivamente un parto cesareo. I medici imputati sono Gianandrea Bressan, Donato Di Nunno, Angela Perin e Simona Qualizza e si troveranno domani mattina davanti al Gup del tribunale di Treviso per l’udienza preliminare. I genitori, assistiti dal legale di fiducia, l’avvocato Alvise Tommaseo Ponzetta di Ponte di Piave, sono stati risarciti pochi mesi dopo l’accaduto dalla compagnia assicurativa dell’ospedale e perciò non si costituiranno parte civile. I fatti risalgono al 2 e 3 marzo 2007. Una coppia algerina residente a San Polo è in dolce attesa del terzo figlio. La donna si chiama Denaicha Oum Eltdyilali, ha una quarantina d’anni ed è prossima al parto. Avendo già affrontato due gravidanze sa cosa aspettarsi ma questa volta durante le doglie avverte qualcosa di strano. La mattina del 2 marzo 2007 la donna si accorge di avere perdite di sangue e perciò decide di farsi accompagnareall’ospedale dal marito. A Oderzo viene visitata: vengono registrate le perdite di sangue e monitorato il feto. Dagli esami secondo i medici non risulta niente di anomalo, le dicono che il battito del bimbo è regolare ed in tarda mattinata la dimettono. L’emergenza sembra quindi solo preoccupazione eccessiva di una partoriente. Nel pomeriggio e nella notte che la donna trascorre a casa però le cose non migliorano ed il giorno dopo si fa riaccompagnare nuovamente all’ospedale dove viene immediatamente ricoverata. Ma ormai è troppo tardi: il bambino nell’utero della mamma è già morto. I dirigenti medici sono accusati “in concorso e cooperazione di aver cagionato colposamente l’interruzione di gravidanza e la morte intrauterina del feto”. Secondo l’accusa nessuno dei dirigenti avrebbe prestato la dovuta attenzione all’andamento del travaglio che stava mettendo in luce una “probabile sofferenza fetale” che necessitava di un parto cesareo per la positiva risoluzione della gravidanza. L’accusa sostiene che se fosse stato eseguito tempestivamente il parto cesareo, il bambino sarebbe nato vivo “con probabilità prossima alla certezza”. Dopo la tragedia la coppia, che aveva già due figli il più grande dei quali ha oggi 18 anni, ha avuto in seguito un altro figlio ma niente potrà ripagare il dolore della perdita precedente. Lunedì mattina davanti al giudice per l’udienza preliminare i quattro dirigenti medici potranno chiedere il patteggiamento, con conseguente riduzione della pena di un terzo, oppure di affrontare il processo.

Claudia Stefani

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