Bacologico, asta per un milione e mezzo

VITTORIO VENETO. L'istituto bacologico di San Giacomo di Veglia è stato rimesso in vendita dalla Regione. Dopo ripetute aste, andate a vuoto, Palazzo Balbi ha deciso di procedere a trattativa privata.
Il valore della perizia di stima è di 2 milioni e 40 mila euro. Troppi soldi, evidentemente, se nessuno si è fatto avanti. La Regione tenterà adesso di disfarsene, accontentandosi di un milione e mezzo di euro. Ma sarà comunque un'impresa. Anche perché lo stabile che risale a due secoli fa, quando l'industria serica faceva di Vittorio Veneto una delle capitali dell'economia di questo angolo d'Italia, è in condizioni di precarietà assoluta.
Il tetto è crollato in due parti. Distrutti gli uffici che occupavano l'ultimo presidente, Dino De Bastiani, che compì ogni sforzo per tenere in vita la bachicoltura nel Vittoriese. È perfino pericoloso compiere una ricognizione all'interno dell'edificio.
All'esterno, invece, la manutenzione è puntualmente garantita dall'Associazione Famiglie Rurali (Afr), presidente Alessandro Toffoli, coordinatore Romano Volpato, che occupa una struttura dello stesso complesso, ma appunto esterna. L'Afr tentò di acquistare l'edificio tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, in collaborazione con il Comune (diretto allora da Mario Botteon e, successivamente, da Antonio Della Libera), quando la Regione alienava il bene per soli 600 milioni di lire.
«Non se ne fece niente», ricorda Volpato, «perché subentrarono altre priorità a carico dei nostri sindaci».
Oggi una collocazione del bacologico è difficile. Per anni il consiglio di quartiere inseguì, con il presidente Giovanni Bassetto, il “sogno” che il Comune lo acquisisse per fare la sede della circoscrizione, un auditorium, la biblioteca e magari anche per collocarvi la farmacia.
Ma troppi sono i contenitori vuoti a carico dei piani alti di piazza del Popolo. «È un delitto osservare il deperimento di questo simbolo della rinascita economica della città», commenta Giorgio De Bastiani, figlio di Dino.
La vocazione della struttura è essenzialmente quella residenziale. «Il problema è del costo eccessivo», riconosce Volpato, «ma soprattutto dell’investimento necessario per recuperarlo e trasformarlo». Quanto vi era contenuto trova oggi esposizione, almeno in parte, al museo bacologico presso le filande di San Giacomo.
Una storia gloriosa, quella della bachicoltura, a Vittorio Veneto. Il Regio osservatorio e l' Istituto bacologico di Giuseppe Pasqualis, risalgono al 1873. Luigi Pasqualis, figlio di Giuseppe, nel 1896 scriveva il primo, importante Trattato sulla bachicoltura. I Costantini, i Marson, gli Sbrojavacca, i Marchi, i Mozzi, sono solo alcuni tra i tanti che fabbricarono un prodotto di qualità eccezionale, apprezzato in vaste aeree d'Europa.
Dino De Bastiani, laureato in Scienze agrarie, agronomo e sperimentatore in Bachi-sericoltura, collaboratore in istituti di ricerca e sperimentazione in Italia e in Giappone dal 1970 al 1979, è stato l'ultimo direttore del Centro genetico ed ecologico del baco da seta. Ora il bacologico, dimenticato da anni, torna a sperara in una nuova vita.
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