«Bacini d’espansione per ogni fiume»

Il geologo Lucchetta: «Da Vittorio al Grappa 15 frane e diversi allagamenti, serve una manutenzione continua»

PIEVE DI SOLIGO

Casse di espansione, bacini di laminazione per difendersi dalle esondazioni. Come, nei giorni scorsi, ha deciso di fare il Comune di Cordignano, tra via Caranzina e via Calzotta a Pinidello, per mettere in sicurezza i paesi dal fiume Meschio. Ma come tutelarsi anche dalle frane? Il geologo Gino Lucchetta, con studio a Pieve di Soligo, conosce la Pedemontana da Cordignano al Grappa come le sue tasche e suggerisce una serie di protezioni che non siano però invasive. Un esempio?

«Domenica pomeriggio tanti borghi di Sernaglia sarebbero finiti sott’acqua se a suo tempo non si fossero costruite le casse di espansione da 60 mila metri cubi d’acqua. L’ex cava Merotto, tra Colle Umberto, Godega e Cordignano, è stato il primo bacino di laminazione ad essere costruito ed è un modello di sicurezza idraulica».

A Follina, l’altra notte, è stato sufficiente il torrente Vallalta a creare danni immaginabili alle residenze e alle attività produttive. «Il Vallalta è un affluente del Soligo che domenica si era ingrossato all’inverosimile. Per proteggere La Bella, Pedeguarda, Soligo e Pieve occorrono le casse di espansione nei Palù tra Follina e Cison. Bene hanno fatto i Comuni a stoppare un vignaiolo, anni fa, che voleva alzare l’avvallamento di due metri, lungo quel tratto di Soligo, per piantarvi un vigneto di Prosecco. L’effetto diga sarebbe stato devastante».

Lo sbancamento collinare per i vigneti si è rivelato pericoloso. «Non in tutti i casi. I danni sono sicuri quanto i filari di viti sono verticali, come purtroppo si usa tra Vittorio Veneto e Conegliano. Se invece sono sistemati orizzontalmente, con il ciglio, rappresentano un elemento di sicurezza». Secondo il geologo vanno dunque vietati i vigneti che seguono l’andamento del versante. «Immagino che i Comuni vi provvedano, insieme alla Regione, nel prossimo ordinamento urbanistico, specie nel contesto del paesaggio a ciglioni delle colline Unesco».

Ma non solo le colline sono franate. Gli allagamenti hanno colpito anche Castelfranco. «Le casse di espansione sul torrente Muson, che serviranno a trattenere 100 mila metri cubi d’acqua, sono sicuro che preserveranno quei paesi per almeno 100 anni».

Ma il cambiamenti climatico ha avuto un ruolo importante nel determinare le 15 frane di questi giorni da Vittorio al Grappa. «A seguito di un piccolo evento del 2001, da Segusino a Cordignano contammo 125 tra frane e smottamenti. La fragilità delle nostre colline e delle Prealpi è sotto gli occhi di tutti. Sono eventi “naturali”. Ma è vero che c’è una prevenzione da fare. Bisogna tenere puliti i ruscelli sui versanti e, soprattutto, non cementificare i fossi in pianura. La manutenzione delle strade non è assolutamente sufficiente. Non basta garantire l’asfalto, ma occorre anche raccogliere le acque, convogliarle in modo tale da evitare che scorrano da qualsiasi parte. Ma purtroppo né i Comuni né la Provincia hanno le risorse per provvedere. E tante strade sono anche private: la loro manutenzione è l’ultima cosa di cui il privato si preoccupa». Tanti fosse e piccoli canali sono stati cementificati. «Un errore il più delle volte. . La forza dell’acqua va trattenuta per non diventare distruttiva. È il caso proprio del Soligo, esposto in più punti da Follina a Pieve. Se non vogliamo le emergenze che ogni anno si registrano, l’acqua va trattenuta a monte. Le casse d’espansione non per forza debbono essere invasive». —

Francesco Dal Mas

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