Appello per il tesoro dimenticato «Dovete salvare villa Franchetti»

Incuria, degrado e aperture con il contagocce: nel corso di un convegno la richiesta di intervento La splendida dimora di Preganziol perde i pezzi. «Sono documenti storici di valore immenso»

CASIER. Le ville venete e i pregevoli esempi di archeologia industriale dell’800 in bilico tra l’eccellenza paesaggistica e il degrado: come si possono valorizzare i tesori “dimenticati” del territorio trevigiano? Un esempio su tutti, lo stato di abbandono in cui versa villa Albrizzi Franchetti di Preganziol, un patrimonio che sembra dimenticato, chiuso da anni ormai.

Si svolge in questi giorni la manifestazione “CasieReali”: il porticato, la barchessa, il parco e il laghetto dell’ottocentesca Villa dei Reali per tutto il fine settimana, da mercoledì, sono aperti al pubblico. Per l’immobile del centro di Dosson, messo eccezionalmente a disposizione dalla contessa Guarientina Guarienti di Canossa, è un’occasione rara: «Questo evento per il nostro territorio è davvero una novità», sottolinea l’assessore all’ambiente di Casier Paolo Calmasini, «è frutto dell’impegno delle associazioni cittadine e del coordinamento garantito dall’amministrazione».

Trasformare questi gioielli di architettura e questi parchi suggestivi in spazi costantemente fruibili dalla comunità è però una sfida ancora tutta da giocare. Soprattutto se si pensa al caso emblematico della vicina villa Franchetti, che è di proprietà pubblica, ma negli ultimi anni è stata aperta col contagocce. Proprio a Villa dei Reali, dunque, si è svolto venerdì un incontro dedicato ad alcune delle esperienze più rappresentative di questo intricato rebus. Dalla Fornace Gregorj di Sant’Antonino al Museo Toni Benetton di via Marignana a Mogliano, passando per la Filanda Motta di Campocroce la domanda è sempre la stessa: c’è vita per le ville, nel segno dell’arte e della cultura, oltre alla loro “classica” riconversione in hotel di lusso? Una terza via è quella indicata da Giuliano Carturan, promotore del convegno, che punta ad inserire il sistema delle ville all’interno del progetto di “Parco Agropaesaggistico tra Dese e Sile”.

«Oggi abbiamo deciso di mettere gli attori di questo scenario complesso, tutti attorno allo stesso tavolo» spiega Carturan «La villa era un tempo il presidio del territorio e generava un indotto, è oggi documento storico che accompagna alla testimonianza del nostro passato, più o meno recente, produttivo nel caso delle fornaci, nobiliare in quello delle ville, anche la grande bellezza e l’inserimento in un contesto paesaggistico. Bisogna innanzi tutto fermare l’aggressione urbanistica a questi spazi. Poi con le associazioni, gli operatori, i grandi imprenditori, l’intellighenzia culturale ed economica di questo territorio, vogliamo creare esperienze virtuose: per rendere questi gioielli a disposizione della comunità e riportarli al centro di un’economia collettiva che vada a vantaggio di tutti».

Obiettivo non facile. Se proprio villa dei Reali, a Dosson, per la prima volta ospita una evento pubblico di 5 giorni, tra laboratori, mostre e convegni, la vicina Villa Franchetti “regalata” dalla provincia alla Fondazione Cassamarca si sta trasformando in un buco nero. Mentre il mondo del pubblico piange, ai privati non va meglio. Arte, cultura e storia non riescono ad attrarre grandi investimenti: sia nel caso della Fornace Gregorj a Sant’Antonino, sia per villa Benetton, pur con il massimo impegno dei proprietari, le condizioni di accessibilità rimangono limitate: si entra su appuntamento o con progetti particolari. «Le idee ci sono» commenta Luisa Gregorj «ma servirebbe l’aiuto dello Stato». «Manca soprattutto un’adeguata politica urbanistica, e servono sgravi fiscali importanti» aggiunge l’architetto Beatrice Ciruzzi. Per fare sistema e riqualificare questi spazi con uno stabile rilancio culturale, la strada è ancora lunga.

 

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