Alla Libreria Opitergina il “libro in sospeso” ha successo fra i clienti

L’INIZIATIVA
Dare la possibilità a chi ha meno disponibilità economiche di leggere comunque un libro. È questo che spinge i clienti della Libreria Opitergina di via Garibaldi a comprare un libro per sé e a lasciarne un altro “sospeso”, pronto per chi adori leggere ma non possa acquistare un volume. L’idea è la stessa che sta sotto al “caffè sospeso” napoletano, ma a Oderzo l’iniziativa riguarda anche la carta: «In media i clienti lasciano un libro sospeso al mese», spiega Giulia Barbarotto, figlia del Bepi che nel 1958 insieme alla moglie Rosanna Vedovato ha fondato la libreria.
È stata proprio Giulia ad avere l’idea del libro sospeso. Tutto è nato quando una cliente ha comprato due copie di uno stesso libro, confessando che uno se lo sarebbe portato a casa e l’altro lo avrebbe donato alla biblioteca civica, che ne era sprovvista, in modo che tutti gli opitergini interessati potessero leggerlo: «Questo è successo un paio di anni fa. Allora abbiamo iniziato esponendo un cartellone nel sottoportico davanti al nostro negozio, in via Garibaldi: chi portava a casa il libro sospeso poteva anche lasciare un biglietto di ringraziamento all’anonimo che gli aveva permesso di entrarne in possesso. In pochi mesi abbiamo riempito il tabellone tanto che abbiamo dovuto toglierlo», continua Giulia. Grazie a questa iniziativa la voce si è sparsa e un numero sempre crescente di clienti hanno iniziato a lasciare sempre più libri ai lettori incalliti, ma con minori disponibilità economiche: «Vediamo un’impennata di libri lasciati sospesi nel periodo natalizio. I beneficiari sono soprattutto i bambini: è per loro che la gente è maggiormente disposta a spendere per un libro. Di solito sono i nostri clienti abituali a lasciare un libro sospeso, ma qualche tempo fa è successo anche che un turista abbia deciso di lasciare 50 euro di libri sospesi, tutti per bambini e ragazzi».
testi per ragazzi
L’ultimo libro sospeso è, manco a dirlo, proprio un libro per ragazzi. Lo si trova ancora sul bancone della libreria, abbellito da un nastro azzurro: si tratta di “Il ritorno di Achille”, libro scritto da Luisa Mattia ed edito dal Battello a Vapore: «Ce lo ha lasciato un’insegnante che lavora in città», rivela Giulia.
Di sospesi a Oderzo ci sono anche i caffè. È il “Caffè Dersut” di via Umberto I a offrire questa possibilità, scrivendo su una lavagna posta sopra il bancone il numero di caffè acquistati e non consumati dai clienti: «Sono parecchie le persone che ci chiedono di poter bere un caffè sospeso, italiane e straniere», spiega Federica Sartori, contitolare del locale: «Lo abbiamo fatto da quando abbiamo aperto il bar e vediamo che anche la gente di Oderzo è piuttosto propensa a lasciare qualche caffè sospeso». —
Niccolò Budoia
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