Alessandro Ballan: la mia vita sui pedali, all'aria aperta, lungo le ciclabili della Marca Trevigiana

CASTELFRANCO. Sei immerso nella natura, lontano dai pericoli della strada. E puoi divertirti sullo sterrato: da un paio d’anni ho scoperto la bici Gravel ed è una goduria. La carriera da professionista mi ha portato a correre ovunque, ma trovo che le ciclabili abbiano un fascino unico. Nel mio caso, c’è pure un legame che risale all’infanzia: fino ai 25 anni, abitavo a 50 metri dal Muson. E ora non è che mi sia spostato tanto: risiedo a Castelfranco Sud, il Sentiero degli Ezzelini ce l’ho a 150 metri. In pratica, quella direttrice l’ho sempre avuta a uno sguardo dalla mia stanza. Lì sono sempre cresciuto. E a soli 7 km, c’è pure l’Ostiglia. Sì, avete fatto bene a interpellare me. Quando correvo, dovevo scegliere per forza la strada. D’altronde: certe velocità non puoi farle su una ciclabile, trovi cicloturisti e pedoni. Così, anche se l’avevo dietro casa, l’ho riscoperta solo a carriera conclusa. Molto di più, come già vi dicevo, da quando ho iniziato a usare la Gravel. Ci salgo due-tre volte alla settimana.
La direttrice Muson-Sentiero degli Ezzelini, lo so che devo ripetermi, è la mia preferita. Ma mi piace pure la Greenway, lungo il Sile: a volte prolungo da Portegrandi a Jesolo. Certo, è tutta dritta. Ma, fatta all’imbrunire, vi assicuro che ha il suo perché.
La direttrice del Muson è stimolante, perché trovi sia l’asfalto che lo sterrato: adatta a bici diverse, ma perfetta pure per le famiglie. Io ci porto pure mia figlia Azzurra, che ha 12 anni ed è ora esordiente con l’Uc Lupi di San Martino: la faccio allenare lì, lontana dai pericoli del traffico. È motivata, si diverte. Mentre Stella, che ne ha 15, ha preferito concentrarsi sullo studio. Ma da me, più che sapere della famiglia, volete qualche idea e suggerimento.
Quello che posso dire è che sulle ciclabili bisogna insistere, crederci. Ciclabili significano turismo: quale miglior modo per valorizzare il nostro territorio, così ricco di storia e cultura? Ciclabili significano sicurezza: da padre ti senti in difficoltà a mandare un figlio in bici nel traffico di oggi. E poi, la bellezza: sei in mezzo alla natura. Dico sempre che la bici è la giusta misura: in macchina non ti godi il panorama; a piedi sì, ma per una distanza limitata. In bici puoi godertela di più, volendo c’è pure l’e-bike. Lo so, volete qualche proposta più concreta. Beh, non sarebbe male se alle ciclabili si garantisse più continuità.
Mi spiego meglio: perché non collegarle più o meno tutte, magari creando un anello che ti porti da un lato all’altro della provincia? Perché non tracciarne di nuove, recuperando vecchie direttrici come l’Ostiglia? Troppe volte mancano i collegamenti, sei obbligato a percorrere pezzi di strada. Questo limite va superato.
Ma forse il passo vero da compiere è un altro: se vogliamo investire nel cicloturismo, dobbiamo inserire punti di ristoro e officine per l’assistenza meccanica. Senza contare che tanti cicloturisti arrivano dall’estero: non sarebbe male far trovare loro un B&B a due passi dalla ciclabile, dove possano darti pure una mano se hai forato o il cambio non funziona.
Quanto alla cartellonistica, qualche indicazione in più non guasterebbe: a volte mi perdo. E magari si potrebbero predisporre percorsi differenziati: non è facile far convivere ciclista e pedone.
Da corridore ho frequentato a lungo il Nord Europa, l’esempio sono sempre Olanda e Belgio. Sapete cosa significano per me quelle strade, vi scrivo alla vigilia del Giro delle Fiandre… Lì hanno scommesso da sempre sulle ciclabili. E le hanno disegnate pure sulle strade normali: in cemento, a sinistra e a destra. Ma le loro strade sono grandi, da noi mancano gli spazi. E le ciclabili dei centri storici ti portano spesso in un vicolo cieco. Il futuro sono gli sterrati, i sentieri lungo i torrenti. La ricerca di nuove direttrici per appassionare cicloturisti di tutte le età. —
* (campione del mondo di ciclismo a Varese 2008 e oggi commentatore tecnico Rai)
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