Alberto, l'addio vicino al Sile tra le canoe
Il funerale martedì al Dopolavoro. La famiglia: «Stupiti dalla forza dei suoi amici»

Il diciannovenne mentre si allena al dopolavoro ferroviario
Saranno le canoe, gli alberi, il silenzio del Sile e l'affetto delle persone care a dare l'ultimo saluto ad Alberto Casagrande, morto venerdì mattina dopo aver lottato per cinque giorni sul letto del reparto di Terapia intensiva del Ca'Foncello. Il funerale verrà fatto con un rito civile e religioso al contempo nel parco del Dopolavoro Ferroviario di Treviso, uno dei luoghi più significativi della sua vita.
La decisione è stata presa ieri mattina dalla famiglia che in questi giorni sta combattendo contro il dolore, cercando di trovare una ragione per andare avanti. Alberto, 19 anni, era figlio unico, e attorno a sè era riuscito a catalizzate un'affetto raro, «incredibile» a detta della persone che lo conoscevano. Lo testimonia lo strazio degli amici che fino all'ultimo, con i genitori, hanno atteso, sperato e pregato davanti alla porta della stanza dov'era ricoverato e che oggi continuano a piangere la sua morte. Il profilo facebook di Alberto continua a registrare dediche, saluti, commossi addii da parte dei compagni di classe e degli amici mentre attorno alla famiglia si stringe l'affetto degli adulti.
Non ultimo proprio il presidente del Dopolavoro dove Alberto si allenava regolarmente remando con la squadra di canottaggio. E' nata così l'idea di celebrare lì il funerale. «Un rito civile e religioso insieme - spiega lo zio di Alberto, Titta Casagrande, storico volto del rugby trevigiano - ci saranno parole e musica, ma anche preghiere. E poi le cose che rendevano speciale la vita di Alberto». Famiglia, amici, sport, aria aperta. Si celebrerà martedì alle 14. I ragazzi si stanno già preparando ed è la famiglia stessa a chiedere il loro intervento. «Vogliamo dare l'addio ad Alberto nel modo migliore - spiega lo zio - regalandogli le sue musiche, le parole che lui amava e che gli amici conoscono sicuramente meglio di noi adulti». In questi giorni di dolore tra la cerchia ristretta della famiglia e la galassia degli amici si è creata una comunanza e un legame forte. «E' una fortissima sofferenza, ma siamo rimasti stupefatti dall'amore che hanno dimostrato i suoi amici - raccontano i familiari - Alberto non è mai stato solo». Lo ha testimoniato anche un padre, un estraneo, trovatosi per altri drammi a frequentare la stessa stanza che ha visto trascorrere le ultime ore del 19enne fino alla dichiarazione di morte fatta alle 9.30 di venerdì. «Ho visto tanti ragazzi sopraffatti da un dolore e da un senso di impotenza infinito» racconta l'uomo. Ragazzi che dopo aver scritto lettere, portato pupazzi e messo alle orecchie di Alberto cuffie per ascoltare la musica che speravano l'avrebbe risvegliato, ora cercano un perchè. Ieri mattina al Galileo Galilei le lezioni non sono riprese «regolarmente», come si suol dire. Ancora troppo sconcerto per tornare a mettere la testa sui libri. Nella classe di Alberto, che studiava alla sezione scientifico da un anno e mezzo, lacrime e silenzio. «La morte di un amico, come la caduta di un pino gigante, lascia vuoto un pezzo di cielo» scrive un'amica in rete. «Guardo la realtà e non riesco a capacitarmi di quello che è successo» aggiunge Nicola. I commenti sono tanti, come le speranze di chi non vuole che la vita di Alberto sia svanita per nulla, per leggerezza o disattenzione. All'indirizzo della famiglia, che ha scelto di fare della morte di Alberto l'occasione per donare vita ad altri autorizzando l'espianto degli organi, sono partite lettere di condoglianze. Tra queste quella dell'assessore allo sport Andrea De Checchi che parteciperà alla cerimonia anche come volto dell'amministrazione; quanto accaduto «è un dramma che colpisce duramente la comunità» dice il sindaco Gobbo. Martedì sarà il giorno del lutto.
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