Aia di Vazzola, i contagi aumentano e sfiorano i duecento. Cgil: «L’Usl dia risposte»

Altri 11 dipendenti positivi, dubbi dei sindacati: «La strategia è quella giusta?». Ieri 39 nuovi casi in provincia, sfondata quota 4 mila e impennata di ricoveri
De Polo Vazzola Esterni Aia
De Polo Vazzola Esterni Aia

TREVISO. Il focolaio dell’Aia di Vazzola continua ad allargarsi: ieri i 219 tamponi rapidi effettuati hanno portato alla scoperta di 11 nuove positività. In attesa della conferma di oggi con il tampone tradizionale, il numero dei contagiati in azienda sfiora quindi quota duecento (197), sollevando la preoccupazione di lavoratori e sindacati che si aspettavano, quanto meno, l’interruzione della catena di trasmissione del virus all’interno del sito produttivo.

Preoccupa, inoltre, il fatto che gli 11 positivi di ieri fossero negativi una settimana fa, all’effettuazione del primo tampone: «In questi giorni hanno continuato a lavorare in azienda» sottolinea Rosita Battain, Flai Cgil, «il dg dell’Usl2 Francesco Benazzi ha detto che l’azienda sarebbe stata Covid-free in 14 giorni, io mi fido, ma siamo proprio sicuri?».

La situazione

Il personale dell’Usl 2 è tornato ieri mattina in via Cesare Battisti, a Vazzola, per iniziare i test su circa 550 dipendenti del Gruppo Veronesi risultati negativi al primo tampone, e su una settantina di addetti al rientro dalle ferie. Gli “attualmente positivi”, invece, erano 186 prima di ieri, tutti a casa in isolamento domiciliare.

In serata l’azienda sanitaria ha comunicato che dei 219 test effettuati i positivi erano 11, si tratta del tampone rapido in grado di fornire una risposta entro pochi minuti ma che richiede la successiva conferma del tampone tradizionale. I contagi salgono così a quota 197 - cui si aggiungono una cinquantina di familiari contagiati - per tutti gli altri i tamponi continueranno oggi.

La reazione del sindacato

Le nuove positività hanno seminato il panico tra i dipendenti che in questi giorni, dopo la scoperta del focolaio, hanno continuato a lavorare. Gli operai si sono lamentati del fatto che l’azienda abbia continuato a farli lavorare nel tempo intercorso tra l’effettuazione del test e l’arrivo dell’esito. Così come della mancata quarantena preventiva (che avrebbe di fatto significato la chiusura dello stabilimento) per i colleghi dei positivi.

«Rimaniamo colpiti dei risultati di questi nuovi tamponi, perché ci risulta riguardassero persone che non avevano avuto contatti diretti con i positivi» commenta Rosita Battain, Flai Cgil, «la nostra sigla sindacale aveva evidenziato, più di una settimana fa, come fosse opportuno valutare la chiusura dell’azienda, o di singoli reparti, per arginare il contagio. I tecnici hanno sostenuto il contrario, finora però la situazione continua ad aggravarsi». Secondo Cgil i lavoratori sono «demotivati e spaventati», anche perché «continuano a riferirci di contagi trasmessi nell’ambito domestico, spesso in presenza di nuclei familiari molto numerosi».

A questo punto non si esclude un’iniziativa sindacale: «Valutiamo il da farsi. L’azienda deve continuare a fare tamponi a tappeto, misurare la febbre è una prevenzione in più ma non intercetta gli asintomatici». Con questi numeri l’Aia continuerà a lavorare con la produzione dimezzata: un solo turno, al mattino, e sanificazione frequente degli spazi, finché tutti i positivi non si negativizzeranno e potranno tornare all’attività.

La situazione nella marca

Giorni di apprensione anche in Electrolux, dove al momento non ci sono contagi collegati all’operaia positiva intercettata venerdì scorso, ma preoccupa lo stato di salute di un operaio sintomatico e sospetto Covid. Ieri nella Marca si sono registrati altri 34 casi, portando il totale dall’inizio dell’epidemia a quota 4.018. Treviso continua a essere la provincia veneta con la crescita più sostenuta di casi e, purtroppo, ricoveri: sono saliti a 17 quelli al Ca’ Foncello, più uno in terapia intensiva, 5 in ospedale di comunità a Vittorio Veneto, per un totale di 23. Erano dieci tre giorni fa. —



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