«Affitti Ater tutti pagabili e sostenibili»

Il presidente Barattin difende la riforma e annuncia “correttivi” per 2.300 inquilini: uno su 10 rischia lo sfratto

«Chi protesta ha di che pagare i nuovi affitti, ne siamo certi, alla luce della situazione economica e patrimoniale: sono sostenibili e pagabili, da tutti». Luca Barattin, presidente dell’Ater di Treviso, e già commissario, è tranchant, «La riforma può essere corretta, ma la filosofia l’impianto sono equi, mettono fine a tante ingiustizie sociali consolidatesi nel tempo».

Numeri e maxi tabulati della banca dati regionale alla mano, l’Ater sfida i contestatori sul piano tecnico, applicativo e gestionale della contestata riforma, dopo che il governatore Zaia ha dato la linea politica («Indietro non si torna» ).

E non vengono nascosti i casi limite. Come le due inquiline di Treviso, con aumenti del 2.800% e del 1.700%. Sì, avete letto bene. Pagavano 10, 89 euro al mese, ora dovranno pagare 270 e 187 euro. Cioè 3.000 e 2.000 euro l’anno in più a famiglia. Salasso. Nel primo caso ci sono 18 mila euro di Isee e congruo patrimonio in banca nel secondo Isee da 10 mila euro, e redditi sufficienti. «Nessun canone supera la soglia del 25% del reddito disponibile, in altri casi ci sono depositi bancari di centinaia di migliaia di euro», chiarisce Barattin, «Pagano molto ora, per appartamenti di oltre 100 metri quadrati, o forse si pagava poco prima?». La riforma, nella Marca porta aumenti per 2,3 milioni spalmati su 4.150 inquilini dei 5.227 totali (4.286 di Ater; 391 dell’Aeep di Castelfranco; 550 del Comune di Treviso), introiti che l’Ater userà per ristrutturare appartamenti sfitti o liberati dai decessi degli anziani (ben 860 da consegnare entro il 2020). Barattin, controcorrente, ricorda che un inquilino su 5 ha visto ridurre il canone, e insiste sulle possibilità economiche, sia reddituali che patrimoniali, degli altri 4, che invece hanno ricevuti la “stangata”.

E cita subito i 111 assegnatari che hanno avuto casa quest’anno con la nuova legge. «Hanno affitti medi di 89,20 euro mese, con Isee medio di poco inferiore ai 6 mila euro, e nessuno ha protestato», chiosa Barattin, «con la vecchia legge il canone medio era di 109,12 euro, c’è un calo del 19%». Come dire che in futuro – adesso tutti avranno contratti per 5 anni rinnovabili – i possessori degli Isee più alti, con il tempo, sono destinati a lasciare il posto a chi ha più bisogno. «Un’altra conferma che la legge è fatta bene, aiuta davvero i più bisognosi, qui in provincia la lista di attesa è di 1.400 famiglie, destinata a crescere», rileva il presidente. E chi rischia? Nella Marca i possessori di Isee superiori ai 20 mila euro che le riforma pone come “soglia di sbarramento” sono 486, sui 4.286 assegnatari: l’11,44%, in casa Ater. Entro due anni dovranno mettersi in regola, o decadranno e dovranno rivolgersi al mercato. Ma questa percentuale, per l’Ater, dimostra appunto che la riforma va corretta, né stravolta né cambiata. Appunto, i correttivi. Il nucleo tecnico di attuazione sta passando al setaccio 2.300 posizioni, quasi la metà degli assegnatari. Nel solo capoluogo 545 posizioni. Chi ha avuto aumenti superiori al 30%; chi ha somma di redditi inferiore ai 15 mila euro; chi ha patrimoni sotto i 100 mila, frutto di una vita di risparmi. E ancora anziani, specie over 75, disabili, fasce più deboli. «Ci siamo confrontati con 67 sindaci dei comuni interessati», ha concluso Barattin, «faremo tutte le valutazioni, daremo alla Regione suggerimenti». Ad esempio sugli indici dell’osservatorio Omi, parsi elevati. Allo studio anche l’incremento dell’Isee di permanenza (fino a 26 mila euro?) e una mobilità interna degli anziani, dagli alloggi troppo grandi ad altri più piccoli e meno onerosi; infine il ribasso della soglia di sopportabilità del canone rispetto ai redditi. E qui interverrà la giunta Zaia, sul regolamento. Il tavolo di monitoraggio, invece, lavorerà per modificare la legge, di competenza del consiglio regionale. L’ultimo consiglio è diretto agli inquilini: «Pagate i nuovi canoni, per non incorrere nella condizione di morosità e far scattare dopo 4 mesi la procedura di decadenza». Inquilini avvisati, mezzi salvati. Fin qui “graziati”, oggi “salassati”. —

A.P.

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