Addio Tiziano Torzo, nano della Loggia e «re dei giocattoli»

La coppola o la «cacioea», e l’inseparabile traversa, ricavata dal telo dei jeans perché durasse di più. Era uno dei personaggi della città, e per mezzo secolo ha costituito un pezzo della Treviso più autentica. E non solo perché lavorava sotto la Loggia dei Cavalieri. Tiziano Torzo, per tutti il «nano della Loggia», se n’è andato in silenzio, a Natale. Quello che per lui era il giorno più bello dell’anno, e non solo perché i giochi che amava tanto riempivano le case dei trevigiani, sotto gli alberi illuminati.
Aveva 69 anni, il giocattolaio più famoso. E ne aveva solo 10 quando papà Otello lo aveva chiamato sotto la Loggia, perché gli desse una mano nell’attività di famiglia. I Torzo, uno dei clan di Fiera, discendono peraltro da una famiglia di barcari, che ha la scritto la storia di quel porto che i suoi abitanti storici non accettano mai di confondere con la città. La famiglia vive a pochi metri dal «Paradiso», il cimitero settecentesco semiabbandonato sulla strada per Lanzago.
Per un periodo Tiziano aveva lavorato anche per Vittadello, il negozio di abbigliamento adiacente il monumento: iniziative promozionali volantinaggi. Poi aveva scelto, una volta per tutte, gli amatissimi giocattoli.
La sua vita. Amava la gioia dei bambini, le loro emozioni quando scoprivano i giochi e aprivano gli occhi. Ha venduto, a quasi tre generazioni di bambini, cavallini a dondolo e giochi elettronici, armi giocatolo e laser, bambole e laser.
Nel monumento che è uno dei vanti di Treviso (è il più antico edificio laico d Europa), Tiziano finirà per rimanere per 52 anni, fino al 2006, quando a malincuore dovette chiudere. «Non avrebbe mai chiuso, lui, avrebbe voluto fare quel mestiere fino all’ultimo giorno», dicono affranti i familiari che tanto lo hanno assistito negli ultimi anni. Aveva sconfitto il diabete, che lo colpi sin dall’adolescenza: ci ha convissuto per mezzo secolo, un record. Ma il nuovo male più subdolo, contro cui ha lottato con grandissima tenacia, lo ha alla fine vinto, nella Notte Santa che per lui era tutto.
È stato una delle icone del centro, a scandire le stagioni di una Treviso più lenta, più amabile, dove tutti conoscevano tutti, non solo dentro le mura. Con il libraio Tarantola, e la moglie fioraia ha costituito un terzetto che era il cuore della città. E Tiziano era una piccola celebrità, benvoluto da tutti, dai commercianti e dai fioi dea piassa. Per i bambini, poi, era un riferimento sicuro, il terminale di tante giornate
Amava la caccia e la montagna, e una delle sua passioni era andare a funghi. E sotto Natale si sciroppava grandi camminate fra Cansiglio o lago di Santa Croce per trovare il muschio con cui i trevigiani avrebbero onorato il rito del presepe.
La statura era una beffa del destino e della genetica, in una famiglia dove gli altri fratelli sono marcantoni alti un metro e 90. Chi può accettare di essere così piccoli? Ma lui aveva tirato dritto, ritagliandosi una sua strada di lavoro, di dignità, di rispetto.
Lascia i fratelli Giancarlo Franco e Ines, e numerosi nipoti. I funerali si terranno nella sua Fiera, martedì 31 dicembre alle 10. Troppo piccola, la chiesetta del Paradiso, per accogliere chi gli ha voluto bene, e non mancherà all’ultimo abbraccio. E lassù, da qualche parte, Tiziano offrirà ancora giocattoli a chi, senza alcuna distinzione di età, non ha perso la voglia di divertirsi ed emozionarsi.
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