Addio Pecchio, una vita per il basket: dal Csi alla Fip

È mancato nella casa di riposo «Luigi e Augusta« di Roncadelle, dov’era stato accolto dopo un ictus. Aveva abbandonato l’amatissima piazza: in centro, fino a pochi anni fa, lo si vedeva sempre....

È mancato nella casa di riposo «Luigi e Augusta« di Roncadelle, dov’era stato accolto dopo un ictus. Aveva abbandonato l’amatissima piazza: in centro, fino a pochi anni fa, lo si vedeva sempre. Enrico Pecchio aveva 83 anni. Una vita per il basket, la sua. Una passione infinita, oltre a quella per la famiglia e il servizio: era maresciallo dell’Aeronautica, all’aeroporto «Ancillotto» di Canizzano.

Torinese di origine, un legame che non ha mai voluto rescindere (e quanto amava i nipoti) Pecchio aveva cominciato come arbitro, alla fine degli anni ’50, avvicinandosi poi al Csi (centro sportivo italiano)del mitico Bortolozzi.

A metà degli anni ’60, il passaggio alla federazione Pallacanestro di Treviso. Forse nemmeno lui avrebbe immaginato che avrebbe lasciato la Fip trevigiana dopo 40 anni.

Era entrato sotto la gestione Vidi, avrebbe lasciato – moltissimi anni dopo – il testimone della presidenza a Mion. Ben tre i suoi mandati da presidente provinciale, innumerevoli quelli da consigliere - fino al 2007 - e poi diversi incarichi nella commissioni tecniche e arbitrali. A proposito di fischietto, gli impegni per il comitato provinciale avevano finito per condizionare anche la sua carriera di fischietto, che non era andata al di là del livello regionale.

Abitava a Paese. Innumerevoli gli attestati di cordoglio del mondo del basket trevigiano, che gli deve moltissimo. «Ha scandito un lungo ciclo di attività», dicono commossi i colleghi veterani arbitri, «è stato certamente un riferimento di valore per tutto il nostro movimento». Pecchio, i cui funerali si sono celebrati sabato, ha lasciato il figlio Luciano, i nipoti, la nuora, gli altri parenti. Dopo la cremazione, le ceneri saranno portate nel suo paese natale, vicino a Torino.

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