Addio Ferretto, inviato speciale

Giornalista, scrittore irriverente, collaboratore di Germi per “Signore e signori”

Un addio senza cerimonie per Gianmaria Ferretto, giornalista e scrittore, che si è spento sabato alla Casa dei Gelsi di Treviso all’età di 71 anni. Chi vorrà dargli l’ultimo saluto potrà farlo questa mattina all’Hospice di via Fossaggera. Da qui, alle 14 circa, muoverà il carro funebre con la salma per raggiungere Falzè di Trevignano, nel cui cimitero riposerà il controverso autore trevigiano, che fu tra i collaboratori del regista Pietro Germi nella lavorazione del film icona della provincia veneta anni Sessanta, “Signore e Signori”. Una provincia di cui conosceva anche i lati più “oscuri”, descritta da cronista nel quotidiano milanese “La Notte”, che lo arruolò come corrispondente dal 1967, dopo che il film sceneggiato dal suo concittadino Luciano Vincenzoni aveva accresciuto la fama di Treviso come cittadina cattolica e bigotta in piazza, ma “pruriginosa” e gaudente nel privato. Ferretto vantava diverse collaborazioni con il “grande cinema italiano”. Quando qualche produzione arrivava a girare nella Marca, lui sul set c’era: Vittorio De Sica, Pasquale Festa Campanile, Luciano Salce, Sandro Bolchi, Renato Castellani sono i registi che si compiaceva di elencare nelle biografe allegate ai libri pubblicati in proprio con i tipi “Edizioni G.M.F.”. Pubblicazioni che scatenarono molta curiosità e piccoli “scandali”, perchè attingevano dalla cronaca e dai segreti (e vizi) privati raccolti in anni di cronaca. Un certo clamore suscitarono i tre volumi della serie “Inviato speciale in provincia”, in cui a suo modo raccontò l’evoluzione di Treviso dal 1958 al 1985, dagli anni ruggenti a quelli del riflusso. Altro rumore fece la storia a luci rosse ispirata da un amante tradito di “Scandalo in provincia”. La precoce vocazione per la scrittura, diceva, gli derivava dall’amicizia con Giovanni Comisso. E’ del 1972 il suo saggio “Il Montello”, mentre con lo pseudonimo Roberto Gloria firmò il libro di cucina “Amiche mie” (1982). Nato il 1º agosto 1943, figlio di un maestro di musica, Ferretto raccontava di essere stato messo per la prima volta su un palcoscenico dalla madre a 9 anni che lo voleva attore (da grande diresse poi tre compagnie di prosa). Ma l’ inesauribile curiosità di cui si vantava lo condusse a fare di tutto e di più. Un ruolo che gli diede fama fu la direzione di RadioTeleTreviso, una delle prime “private” cittadine, il cui logo con il “grillo” campeggiò a lungo sopra la trattoria Bassanello. Nel suo curriculum si descriveva corridore ciclista, fotografo, speaker, doppiatore, subacqueo, micologo, regista teatrale, giornalista (diresse anche “Il Rimbalzo”), critico di spettacoli e altri mestieri. «Dove sta scritto che io debba fare una sola cosa per tutta la vita?» sosteneva. Ed esibiva nel suo luogo di lavoro un monito tra il serio e il faceto : «È severamente vietato l’ingresso a tutti coloro che sono gelosi della propria ignoranza». (c.s.)

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