Addio, don Umberto prete degli operai vicino agli anziani

Parroco in pensione, è stato chiamato dall’onorevole Sartor a operare nella casa di riposo dove è rimasto per 26 anni
Di Davide Nordio

CASTELFRANCO. Dopo alcuni mesi di malattia e dopo aver assistito fino all’ultimo gli anziani della casa di riposo “Sartor” di Castelfranco è morto don Umberto Miglioranza. Sacerdote conosciutissimo in città sia perché ha operato per 26 anni nella casa di riposo, sia per aver svolto il suo apostolato tra gli operai per oltre 10 anni. Aveva 89 anni e da quattro mesi gli avevano diagnosticato due tumori, al fegato e al pancreas. Ma finchè le forze glielo hanno consentito è voluto rimanere accanto agli anziani. «Era fatto così», spiega il fratello Giuseppe, «dinamico sempre, tenace e anche un po’ testardo: ma questo è il marchio di famiglia. Lo chiamavo scherzosamente “prete zingaro” perché era sempre indaffarato dappertutto, per aiutare i più deboli». Don Umberto era nato il 14 dicembre 1922 a Paese, quarto di sette fratelli. Nel ’25 la famiglia si era stabilità definitivamente a Vedelago. «Fin da ragazzo ha voluto diventare prete», continua Giuseppe, «Non appena è stato possibile è entrato in seminario. È stato consacrato nel 1945 a Vedelago». Oltre a don Umberto anche una sorella, suor Ernesta, ha seguito la vocazione religiosa, operando per oltre 53 anni come missionaria in Cile e diventando madre generale delle suore francescane. È morta tragicamente in Cile otto anni fa, dopo aver fondato numerose case di accoglienza per orfane. Il primo incarico di don Umberto è stato quello di cappellano a Treviso e poi a Salvatronda. Quindi è stato docente in Seminario per un paio d’anni. Poi è arrivato a Castelfranco come assistente delle Acli e occupandosi degli operai per oltre dieci anni. «Gli piaceva stare con loro, anche perché tutti in famiglia eravamo operai. Poi è andato parroco per vent’anni a Spinea, vicino a Mestre». Anche qui sono continuati i contatti con il mondo del lavoro, soprattutto con l’esperienza particolare – e all’epoca anche un po’ scandalosa - dei preti-operai. «Ne ospitava quattro-cinque a casa sua e ne condivideva le fatiche e le difficoltà. Inoltre si occupava dei tanti casi di tossicodipendenza». Conclusa l’esperienza di parroco, don Umberto era andato in pensione. «Figurarsi se uno così poteva rimanere senza far nulla», continua il fratello, «e così ha accolto l’invito del suo grande amico, l’onorevole Domenico Sartor, di operare nella casa di riposo che oggi porta il suo nome». Per 26 anni qui ha celebrato la messa ogni giorno e si recava in visita agli anziani, portando loro un po’ di compagnia e di conforto se necessario. «Ha smesso solo due mesi fa», conclude Giuseppe, «quando non ce la faceva proprio più a causa del tumore».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso