Addio a Pietro Garbellotto L’imprenditore delle botti

CONEGLIANO
Si è spento ieri pomeriggio all’ospedale di Vittorio Veneto il commendator Pietro Garbellotto della storica fabbrica di botti Garbellotto spa, soprannominata anche «la Rolls Royce delle botti». Aveva 88 anni ed era uno degli imprenditori veneti più conosciuti a livello mondiale nel settore vinicolo. Ad assisterlo la moglie Gregoria e i figli Piero, Piergregorio e Pieremilio. Artefice di uno straordinario cammino imprenditoriale, ha portato la sua azienda, fondata nel lontano 1774 e già fornitrice ufficiale della Casa d’Austria, ad essere conosciuta ed apprezzata in cinque continenti.
L’amico Giovanni Comisso negli anni Sessanta aveva paragonato la sua fabbrica di botti all’arsenale dei veneziani. Lo scrittore, come tutti quelli che l’hanno conosciuto, apprezzava in lui quelle doti d’intuito e di volontà che distinguono l’imprenditore di successo (fu anche tra i fondatori del Premio Comisso). Alto nella figura con i capelli bianchi all’indietro, due occhi chiari e vivaci, il Commendatore era uno che non amava perdere tempo. Di lui si racconta che nei viaggi in auto di notte chiedesse all’autista di tenere accesa la luce di cortesia per leggere.
Alle doti commerciali univa una forte competenza tecnica tanto che negli anni Settanta il Ministero delle Politiche Agricole jugoslavo lo scelse come consulente. Insieme ad altri promosse il primo corso di esperto del legno presso il centro studi Dante Alighieri di Vittorio Veneto.
Alla fine degli anni cinquanta fu il fautore della svolta industriale dell’azienda: acquistò i terreni della nuova sede lungo la Pontebbana e realizzò il parco legnami più grande d’Europa. Con un’ intuizione vincente affiancò il commercio del legname – che gli consentiva di poter contare sempre sulle essenze migliori – alla fabbricazione delle botti.
E poi un’altra scelta giusta negli anni Settanta: «Il 1978 fu un anno senza commesse – ricordava in un’intervista – nel quale avrei potuto chiudere la fabbrica. Me lo impedì il pensiero delle famiglie che dipendevano dalla nostra attività. Decisi di non ricorrere alla cassa integrazione ma di pagare gli stipendi agli operai. Fu una catastrofe sul piano finanziario dalla quale ci salvammo per miracolo grazie alla commessa Gallo: un intraprendente viticoltore italo-americano, che ci chiese di costruire 712 tini-botte per la sua cantina in California».
Dopo anni di successi e sostegno ad iniziative culturali e sportive (Baseball Conegliano), sei anni fa si ritirò a vita privata passando il testimone ai figli Piero, Piergregorio e Pieremilio. I funerali si terranno domani pomeriggio alle 15 presso la chiesa di Madonna delle Grazie.
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