Addio a Gianni Nardi, vicepresidente del Milan
L'industriale originario di Soligo salvò il club dal fallimento e lo consegnò a Berlusconi

Gianni Nardi assieme alla moglie Maria Viezzer, di Soligo, e al fuoriclasse Kakà quando era nel Milan
FARRA DI SOLIGO. E' morto ieri, nel Milanese, Giovanni Nardi detto Gianni, 80 anni, titolare con i fratelli Piero e Giacinto della «Nardi elettrodomestici» e da 27 anni vicepresidente del Milan. Originario di Soligo, lasciò il Quartier del Piave a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, fondando a Paderno Dugnano un colosso internazionale nella produzione di piani cottura, forni, frigoriferi e lavastoviglie. Nonostante la creatività imprenditoriale lo portò ad aprire stabilimenti, oltre che a Palazzolo Milanese e a Sernaglia della Battaglia, anche in Portogallo e, di recente, in Polonia, Gianni Nardi salì alla ribalta delle cronache negli anni Ottanta come vicepresidente del Milan e, seppure per soli tre mesi, come presidente. Entrato nel consiglio di amministrazione nel 1976, con l'allora presidente Felice Colombo, fu lui, infatti, a salvare dal baratro del fallimento il club di via Turati nel delicatissimo periodo della gestione-Farina, il momento più buio della storia rossonera, condita da una retrocessione in serie B.
Nardi, nonostante fosse stato il maggiore finanziatore della società rossonera in quei primi anni Ottanta, non pretese alcun credito dalla rovinosa caduta di Giussy Farina, evitando così che le azioni della società finissero in Tribunale. Un gesto che, nei primi mesi del 1986, gli permise di girare le azioni alla Fininvest di Silvio Berlusconi. E la famiglia Berlusconi apprezzò non poco quel gesto, riconoscendo la fiducia e la serietà dell'uomo sin da allora con la carica di vicepresidente onorario. «Diedi la mia disponibilità a Berlusconi - ricordava Gianni Nardi - con la promessa di avere un Milan pulito e di rinunciare ai miei crediti. Berlusconi mi nominò vicepresidente a vita e mi assicurò che avrebbe costruito la squadra più forte del mondo». Fu davvero così e ancora oggi, nonostante le condizioni di salute non fossero delle migliori, Nardi non mancava di seguire la squadra, gioendo anche per l'ultimo scudetto e per la recente vittoria nella Supercoppa italiana di Pechino. Il calcio era davvero nel suo destino, come ricorda il quasi omonimo sindaco di Farra di Soligo, esprimendo il cordoglio dell'amministrazione comunale per la scomparsa di uno dei pionieri del Nordest.
«Gianni Nardi fa parte della generazione precedente alla mia - afferma Giuseppe Nardi - quella che, unendo la creatività alla industrializzazione, ha portato il benessere anche nella nostra terra. Non a caso nei ricordi della gente del paese è colui che ha rappresentato il riscatto del Veneto. Un uomo partito dal niente che è riuscito a farsi un nome a Milano. A me fa piacere ricordarlo come me ne parlano i suoi coetanei - continua il sindaco Nardi - Un ragazzo vivace che giocava a calcio con i fratelli e gli amici nei cortili dei borghi di Soligo, spesso senza scarpe e con vestiti striminziti. Come per molti emigranti, fu la fame e la disperazione a portare i fratelli Nardi a cercare fortuna fuori dal Veneto, non dimenticando mai però le loro origini e la loro terra». Un legame che Gianni Nardi curava con quell'amore e quella naturale riservatezza che circonderanno anche le esequie di oggi, programmate in forma privata alle 15 nella chiesa di San Martino a Palazzolo Milanese. Gianni Nardi verrà sepolto nel cimitero di Palazzolo e non raggiungerà la tomba di famiglia nel cimitero di Soligo, in via Martiri della Libertà, dove riposano la madre Luigia e il padre Luigi. Oltre ai fratelli Piero e Giacinto e alle sorelle Anna e Giulia, Gianni Nardi lascia la moglie Maria Viezzer, anche lei originaria di Soligo, e i tre figli maschi. Cordoglio è stato espresso ieri dalla dirigenza del Milan, dal presidente allo staff tecnico, dai giocatori ai dipendenti di via Turati, Milanello e Centro Vismara.
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