Addio a Garatti, scrittore e atleta di Treviso amico degli sportivi
Si è spento ieri mattina a 84 anni, lascia la moglie e due figli Tanti messaggi di cordoglio: «Un grande esempio di uomo»

TREVISO. Si è spento ieri mattina Giorgio Garatti, giornalista, poeta e scrittore nato a Treviso il 29 agosto 1932. Un personaggio poliedrico, che è stato anche atleta e dirigente sportivo, Cavaliere della Repubblica e Stella del Coni.
Lavorò all’Istituto autonomo case popolari, ma la vera passione è stata il giornalismo sportivo. Nel 1972 fondò il quindicinale Sportrevigiano, nel 1978 decollò l’Almanacco dello Sport Trevigiano, collaborò con Gazzetta dello Sport e Guerin Sportivo, Stadio e Avvenire, e con la Rai.
Pubblicò oltre 80 volumi. Podista e campione provinciale di nuoto, fu cicloamatore e cicloturista, diventando campione mondiale (nel 1968, 1973 e 1975), europeo e italiano fra i giornalisti di ciclismo. Frequentava arrivi e tribune con penna e taccuino, e legò molto con diversi atleti: da Adolfo Grosso per le due ruote a Bepi Moro per il calcio, passando per il pugile Momi Giusto. Lascia la moglie Maria, i figli Antonio, che ha raccolto il testimone di Sportrevigiano e dell’Almanacco, e Luisa.
Tanti i messaggi di condoglianze arrivate ieri ai familiari, a partire da quello del governatore Luca Zaia. Lo ricorda anche Ivano Corbanese, vice presidente regionale Federciclismo: «Giornalista affermato e competente, viveva il mestiere con divertimento. Mi vengono in mente le memorabili sfide con Sante Rossetto per il titolo italiano giornalisti di ciclismo. Per loro erano guerre, veri cicloamatori».
Germano Bisigato, anima dell’associazione Ex Ciclisti della Provincia di Treviso, svela un aneddoto curioso: «Il primo tricolore giornalisti, a inizio Anni Sessanta, lo vinse con la bici che gli avevo prestato e con cui avevo corso fino a poco prima. Era una persona distinta e preparata».
Giovanni Ochs, ex presidente provinciale Fci e già membro della giunta Coni, ne rimarca l’eclettismo: «Passava dall’atletica al ciclismo, amava la poesia». Giorgio Fantin rammenta come dipingesse scherzosamente il rugby «sport per facchini». Un’amicizia solida confluita «nelle pubblicazioni, dalle osterie a Treviso Sotterranea». Lo conosceva bene Giovanni Ottoni, delegato provinciale Coni: «È stata l’anima per tanti anni dei media sportivi locali. Ha dato un importante contributo alla conoscenza e raccolta dei risultati dei nostri atleti. La lunga malattia ci ha privati della sua penna prima del tempo. Perdiamo un ottimo esempio di sportivo».
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