Abusivi, è caccia ai venditori di rose

Dopo la stretta sull’accattonaggio la polizia locale in borghese tra bar e ristoranti. In ballo multe da 3.000 euro
Di Alessandro Zago
AGOSTINI TREVISO NUOVO CONSIGLIO COMUNALE SINDACO G. MANILDO, IN FOTO SAID CHAIBI
AGOSTINI TREVISO NUOVO CONSIGLIO COMUNALE SINDACO G. MANILDO, IN FOTO SAID CHAIBI

Dopo i mendicanti, giro di vite sui venditori abusivi di fiori: la polizia municipale di Treviso in questi giorni (prima uscita giovedì scorso) ha cominciato a girare in borghese per i locali del centro storico per pizzicare gli immigrati che propongono, anche con una certa insistenza, l’acquisto di una rosa ai clienti seduti ai tavolini. Rischiano grosso: non essendo in possesso di licenza di vendita, possono prendersi fino a tremila euro di multa. E come nel caso dei mendicanti, anche in quello dei venditori di fiori nella quasi totalità dei casi dietro si cela il racket.

Controlli a tappeto quindi, ma non tutti sono d’accordo: la maggioranza consiliare, dal Partito democratico passando per Sinistra Ecologia e Libertà, insorge lanciando l’avvertimento alla giunta del sindaco Giovanni Manildo: «Non trasformiamoci in una brutta copia di Gentilini accanendoci contro i più deboli». Lo sceriffo della Lega infatti, ai tempi delle “ordinanze creative”, da vicesindaco aveva adottato un provvedimento pesantissimo contro l’accattonaggio, poi cancellato dalla Corte costituzionale. E quindi oggi i vigili urbani possono fare riferimento solo al regolamento comunale, che però punisce solo l’«accattonaggio molesto». Eppure i verbali stanno fioccando: 109 multe per accattonaggio da gennaio a oggi contro le 155 di tutto il 2012. Per due motivi: c’è un oggettivo aumento di mendicanti in città e comunque con il centrosinistra a Ca’ Sugana, per precisa scelta della giunta Manildo, si vedono più vigili urbani in pattuglia. E a breve fioccheranno quindi anche le mega-multe ai venditori di fiori, di solito indiani.

Il giro di vite è un preciso input da parte dell’amministrazione comunale, che i vigili urbani devono ovviamente mettere in pratica. Però dal punto di vista politico la maggioranza è tutt’altro che compatta, in merito a questa linea d’azione. Said Chaibi, consigliere comunale di Sel: «Così facendo rischiamo di copiare vecchie politiche, non possiamo pensare di debellare il raket prendendocela con i soggetti deboli, gli sfruttati costretti a mendicare o a vendere fiori». Antonella Tocchetto, consigliere del Pd: «Di questo passo rischiamo davvero di diventare la brutta copia dello Sceriffo della Lega. Una cosa è colpire gli sfruttatori, un’altra prendersela con le loro vittime. E gli sfruttatori si neutralizzano in altro modo».

Alberto Cocco, ex consigliere comunale di Sinistra Trevigiana, spara la doppietta: «Ai tempi dell’ordinanza contro i mendicanti mi battei duramente contro Gentilini, perché mendicare per la Corte europea non è un reato e quindi non va perseguito. E sempre a proposito di diritti, ritengo un errore la decisione della giunta comunale di regalare il gelato ai bambini delle famiglie in difficoltà: era molto meglio, e possibile da subito con delle variazioni al bilancio, ad esempio ridurre l’Irpef comunale per i licenziati o in cassa integrazione, oppure deliberare che a queste persone una quota della bolletta Enel veniva pagata dal Comune. Io sto insomma con il consigliere del Pd Maristella Caldato: bisognava dare subito un segnale da parte dei Servizi sociali. Ma non regalando il gelato, non in termini di carità ma di diritti». Insomma: rischia di diventare anche umiliante per genitori e bambini, dice Cocco, ricevere in dono il cono gelato...

Ma il vicesindaco Roberto Grigoletto non ci sta ad essere etichettato come novello sceriffo: «Non imitiamo nessuno, facciamo solo rispettare la legge. Ma senza accanimenti e senza fare di tutta l’erba un fascio, per questo accolgo con molto favore la proposta fattami dal direttore della Caritas don Schiavon, ossia incrociare la sua banca dati sulla povertà crescente in città (almeno 60 i casi di gente piombata nella miseria, ndr) per distinguere appunto i mendicanti organizzati dal racket dalle persone disperate che sono costrette a chiedere l’elemosina».

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