A27, a Vittorio Veneto accessi fantasma chiusi da 46 anni

VITTORIO VENETO. Se le 130 aziende della zona industriale di San Giacomo e Scomigo vogliono una piattaforma logistica, con l’elettrificazione della ferrovia bisogna far arrivare anche il casello di Scomigo sull’A27. Lo sostengono Aldo Zanette, presidente del Comitato Sicurezza Stradale e Viabilità – CSSV, e Michele Bastanzetti, portavoce del comitato Società ambiente e cultura. La loro non è un’idea estemporanea. «Nella corsia autostradale verso Belluno furono predisposte le rampe d’accesso e uscita dalla A27 e persino il cavalcavia, attualmente invaso dai rovi», affermano, «Questo succedeva 46 anni fa, quando veniva aperto l’ingresso di Cozzuolo. Da lì bastano 500 metri di collegamento e si arriva diretti alla rotonda Podgora alle porte sud della zona industriale. Cosa ci sarebbe di più razionale, di più economico, di meno impattante sull’ambiente?».
Il casello di Scomigo - perché è in questo territorio che verrebbe a trovarsi -sarebbe baricentrico per Vittorio, Conegliano e la zona orientale di Colle Umberto e Cappella. Perché i sindaci di questo comprensorio non uniscono le forze per questo obiettivo? «Una quindicina di anni fa il consiglio del quartiere San Giacomo con presidente Luigi Villanova raccolse quasi tremila firme per questo Scomigo, qualche anno dopo fu quello della Val dei Fiori, con presidente Giuseppe Da Dalt, a tirarne su millecinquecento per lo stesso motivo e altrettante ne raccolse il Ccs (Coordinamento comitati spontanei) pochi anni dopo quando questi comitati tentarono invano di fermare la bretella Pinto tra l’uscita autostradale di Cozzuolo e l’Alemagna.
«Persino Luca Zaia, prima che dal nulla sbucasse l’assurdo progetto della bretella Pinto, si era detto favorevole al casello di Scomigo. Invitiamo i sindaci della zona e, in particolare, Vittorio e Conegliano a effettuare un sull’argomento un tavolo di confronto per sentire cittadini-industriali-sindacati». Ancor oggi a 46 anni dalla inaugurazione del casello Cozzuolo, i mezzi pesanti (con aggravio di tempo-soldi per il carburante- inquinamento) devono percorrere la pericolosissima via Sotto le Rive per arrivare in viale Mattei, la strada principale di attraversamento dell’area industriale. Lo stesso per i mezzi che dalle fabbriche devono entrare in autostrada, a meno che non decidano di affrontare il calvario-lumaca della statale 51.
Per l’accesso agli stabilimenti si continua, invece, a sostenere la necessità del collegamento in verticale tra la bretella Pinto e San Giacomo. «Ma insistere su questa soluzione», affermano Zanette e Bastanzetti, «significherebbe dare il colpo di grazia alla campagna cenedese, quella della centuriazione romana già massacrata dalla (inutile) bretella Pinto».
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