A Vedelago per Villa Emo si fa il nome di mister Vuitton, Bernard Arnault

VEDELAGO. È un imprenditore francese amante dell’arte, con notevole esperienza in restauri di immobili storici, non solo in Italia, l’acquirente che entro il 30 giugno firmerà il preliminare d’acquisto di villa Emo. Mentre impazza il “toto acquirente”, in pole c’è il nome del proprietario del gruppo del lusso Lvmh (Dior, Fendi, Vuitton), Bernard Arnault. A portare a lui più di un indizio: l’acquirente ha sicuramente già acquistato un palazzo a Venezia. Arnault lì non ha comprato il palazzo (è dei Benetton) ma gestisce tramite una controllata il Fontego dei Tedeschi, trasformato in centro commerciale di lusso. Il signore del lusso è un mecenate che ama investire nell’arte e ha tutte le disponibilità per fare grossi investimenti, visto che il suo patrimonio è stimato in oltre 50 miliardi di euro. Non stupirebbe che si fosse innamorato di villa Emo decidendo di mettere sul piatto circa 20 milioni.
Gli altri nomi. Nei corridoi di villa Emo si sussurra anche il nome del suo diretto concorrente, Francois Pinault, altro multimiliardario francese che a Venezia ha realizzato un grande centro espositivo d’arte contemporanea a Punta della Dogana. Ma, anche se villa Emo diventerà proprio un centro d’arte, che ospiterà mostre, il suo nome è stato già smentito da fonti accreditate. Resta invece papabile Phyllis Lambert, che pur essendo nata in Canada è parigina d’adozione e ha vinto il Leone d’oro alla carriera della 14esima Mostra internazionale d’Architettura di Venezia per la sua generosità nel conservare episodi fondamentali del patrimonio architettonico.
La grande bellezza. Quello che è certo è che l’acquirente di villa Emo è un illuminato mecenate che «ha in programma di implementare in modo professionale l’afflusso di visitatori, con un indotto che potrà avere ricadute positive sul territorio». È l’avvocato Piero Reis dello studio legale Maggiolo Reis di Venezia ad aver scritto nero su bianco le intenzioni dell’acquirente nella lettera inoltrata ieri al sindaco Cristina Andretta. Come abbiamo anticipato ieri, per trasformare villa Emo in un museo vivente sempre più attrattivo.
Caffè e bookshop. «Il progetto prevede la realizzazione di attività complementari, quali una caffetteria e un bookshop all’altezza di quelli che troviamo nei musei più organizzati». Si aprono nuove occasioni per chi cerca un’occupazione in un luogo denso di bellezza: «Il progetto consentirà di creare posti di lavoro per la comunità vedelaghese», anticipa l’avvocato di fiducia del magnate d’Oltralpe.
Reis, professionista che è anche consigliere d’amministrazione della Broket House srl, società del settore immobiliare che si occupa di transazioni e stime di immobili di lusso va oltre, esprimendo una critica non molto velata: «Villa Emo è un asset che, mi permetto di dire, non solo non è valorizzato come meriterebbe, ma ha necessità di interventi di manutenzione e restauro, ad esempio per eliminare le infiltrazioni che rischiano di compromettere gli affreschi».
E l’acquirente, oltre a salvare gli affreschi, farà di più: saranno eliminate le superfetazioni delle barchesse – porzioni aggiunte dopo i corpi centrali – e ripristinato l’antico borgo. Obiettivo: far tornare la villa «allo splendore che merita», dice l’avvocato. Che replica all’accusa di «vendita spezzatino»: «L’edificio delle scuderie, che rimarrà della banca, già da tempo ha una destinazione diversa».
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