A Treviso già messi al bando abiti succinti e jeans strappati

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Poche settimane fa, erano stati i “jeans strappati” a innescare una polemica in ambito scolastico. Era successo agli istituti Fermi-Giorgi di Treviso. Casus belli la circolare emanata dal nuovo preside Maurizio Curcio: vietati pantaloni “rotti” e corti in genere, al bando infradito e gonne troppo succinte, no a maglie che lascino scoperta la pancia, indumenti troppo scollati o canotte con bretelle sottili. Seguendo le linee ministeriali, il dirigente scolastico aveva posto l’accento sulla necessità di adottare in classe un abbigliamento decoroso. E aveva redatto un regolamento assai particolareggiato. Motivo del dibattito è stata proprio la volontà del preside di entrare nel dettaglio, facendo riferimento anche ai “jeans bucati”. Aspetto su cui molti studenti avevano obiettato, invocando moda e libertà nel vestire.
«Se si superano certi limiti, è il caso di ricordarlo», aveva replicato Curcio, «E provvedimenti simili non sono nuovi, si adottano un po’ in tutta Italia. A scuola occorre un abbigliamento consono: è un fatto di rispetto ed educazione. Se lei fosse un arbitro di calcio, come si presenterebbe al campo? In giacca e cravatta, spero». A onor del vero, buon gusto e sobrietà nel vestire trovano spazio spesso nei regolamenti degli istituti. Circolari di quel tenore sono diffusissime. Raramente, però, si predispongono con paletti così specifici. Al Duca degli Abruzzi, restando nel capoluogo, gonne succinte e calzoncini troppo corti sono considerati “mancanza lieve”. —
Mattia Toffoletto
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