A San Biagio gli arabi salvano la Panto Finestre Srl: pagheranno i debiti a rate

SAN BIAGIO. La Panto Finestre, azienda di San Biagio divenuta simbolo dell’imprenditoria veneta dopo l’epopea del suo fondatore Giorgio Panto (Progetto Nordest), salvata dagli arabi. È stata dichiarata improcedibile la richiesta di concordato, presentata in autunno al tribunale fallimentare di Treviso, grazie a una maxi iniezione di liquidità del socio di maggioranza, Abu Taleb Mohamad, dal 2014 al timone della società. Secondo il tribunale, che ha dichiarato conclusa la procedura di concordato lo scorso 22 febbraio, ora «ci sono i presupposti per risolvere la crisi».
Debiti rottamati. Sembrava disperata la situazione della Panto solo cinque mesi fa, al momento della domanda di concordato. Debiti, commesse col contagocce, stipendi in ritardo, turnover dei dirigenti. Un quadro precario reso più cupo dalle notizie di cronaca sulla figlia di Taleb, arrestata un anno fa in aeroporto a Venezia perché trovata con due proiettili nel bagaglio. Quando la fine di un’impresa storica sembrava scritta, il colpo di scena. Abu Taleb, alla guida di un gruppo di società che sotto la sigla Iniziative Partecipazioni Industriali Srl controlla il 95% della Panto Finestre (il rimanente 5% è di Thomas Panto, figlio di Giorgio), ha messo mano al portafogli. Importo difficile da quantificare, ma pare non inferiore a 500 mila euro.
«In questi mesi c’è stato apporto di finanza da parte del socio» ha riferito il commissario giudiziale, «se continua tale apporto la società ha la possibilità di risolvere la crisi». Si sta trattando per una definizione della crisi in via stragiudiziale: «È in corso di formalizzazione l’accordo con i dipendenti» si legge nel verbale di udienza del Tribunale di Treviso, «i debiti verso i fornitori sono modesti, è consistente il debito verso l’erario, con cui però è stata chiesta la rottamazione per un milione e trecento mila euro con pagamento rateale». Il Tribunale ha quindi dichiarato chiusa la procedura revocando l’udienza fissata avanti al giudice relatore. L’azienda in questi giorni continua a lavorare con una trentina di dipendenti.
L’attesa dei lavoratori. Sarà la svolta decisiva o è solo un altro fuoco di paglia nella travagliata storia della Panto? «Sappiamo che il socio arabo ha investito pesantemente nell’azienda e questo ha permesso di superare lo scoglio del concordato» confermano le fonti sindacali, «ma la partita non è del tutto risolta. Con l’azienda dobbiamo mettere nero su bianco due accordi a tutela dei lavoratori. Il primo riguarda il pagamento degli stipendi arretrati, un problema che si è comunque attenuato negli ultimi mesi. Ora manca solo una mensilità. Il secondo è relativo al mancato versamento dei contributi per i fondi pensione integrativi cui aderiscono molti dipendenti. Nei prossimi giorni è previsto un incontro con la società. Ci auguriamo che questa possa davvero essere la svolta decisiva».
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