«A processo ginecologa e ostetriche»

ODERZO. Chiuse le indagini sulla tragica morte di Agata Maria, la neonata nata all’ospedale di Oderzo e deceduta all’ospedale di Treviso dopo tre giorni di vita. Il sostituto procuratore Massimo De Bortoli aveva messo sotto inchiesta per omicidio colposo dieci medici degli ospedali di Oderzo e Treviso. L’esito dell’inchiesta ha portato la Procura, che ora chiede il rinvio a giudizio, a ritenere che le responsabilità siano da addebitare da una parte alle ostetriche dell’ospedale opitergino, che hanno allertato in ritardo il medico di guardia, e dall’altra alla ginecologa, che invece di provvedere subito al taglio cesareo per far nascere la piccola ha utilizzato la ventosa, che non solo non è stata efficace, ma ha provocato ulteriori danni alla mamma.
I fatti risalgono al luglio scorso. La donna era arrivata all’ospedale con forti dolori addominali. Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'Usl 9, l'avevano tranquillizzata, rimandandola a casa. Il giorno dopo si è ripresentata con gli spasmi e stavolta è stata ricoverata. Grande sofferenza per lei e la bimba, che porta nel pancione. Durante la fase del travaglio, si verifica la rottura dell’utero. Nel fare le manovre di espulsione e favorire il parto naturale, accade qualcosa: «Se la rottura dell’utero non è immediatamente visibile, è possibile rendersi conto della sofferenza del feto, guardando il tracciato del monitor», ha scritto il perito. Fino alle 22, la situazione può essere ancora considerata recuperabile, ma già tre minuti dopo nella mamma subentra una grave tachicardia: «Quando si sono accorti che c'erano dei problemi, avrebbero dovuto portarla subito in sala parto, per fare un cesareo. Ci sarebbe voluto un intervento medico. Le ostetriche avrebbero dovuto considerare che si trattava di un travaglio ad alto rischio e allertarsi immediatamente. Tanto più che, alle 22.20, il tracciato del monitor diventa drammatico, a quel punto il medico avrebbe già dovuto essere in sala parto. Invece viene chiamato alle 22.32 e arriva alle 22.34».
È stata poi usata la ventosa e non era corretto, perché non c’erano contrazioni e spinte efficaci: «L’operato dei sanitari appare censurabile per due motivi: ritardo nell’allerta del medico di guardia da parte delle ostetriche; scelta da parte del medico della ventosa, che è risultata inefficace, anzi ha provocato dei danni» conclude il perito. Un ritardo di 25 minuti del cesareo, che ha provocato gravi danni nella piccola. Poi il trasferimento al Ca' Foncello di Treviso, dove è morta.
Giorgio Barbieri
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