Verona, enduro da favola È il campione del mondo più giovane di sempre

PIEVE DEL GRAPPA
Campione del mondo di enduro a soli 21 anni. Se l’iride era nel destino di Andrea Verona, in pochi potevano credere davvero che il giovane residente a Crespano sarebbe riuscito a trionfare così presto e così nettamente. Lui, il primo italiano iridato nell’enduro da quando il bergamasco Alex Salvini trionfò nella classe E2 (ed era il 2013), è riuscito dove nessuno prima di lui si era azzardato ad andare a guardare.
Dopo la vittoria del Mondiale Youth 2017 e dello Junior 2019, il Mondiale Senior di classe E1 portato a casa con la sua moto TM lo ha riempito di orgoglio: «Non ho controllato bene, ma credo di essere il più giovane vincitore di un Mondiale. È una soddisfazione immensa, soprattutto perché la vittoria è arrivata al primo anno nella categoria Senior. Riportare l’iride in Italia è una soddisfazione per tutto il Paese», dice il pilota del Moto Club Marca Trevigiana di Crespano. Lui, vicentino di origine ma crespanese d’adozione, ha dovuto affrontarne di ogni colore quest’anno. Il virus ha battuto con forza anche il mondo dell’enduro, causando la cancellazione di un’interminabile sequenza di gare. Il campionato alla fine si è corso su quattro appuntamenti, di cui due consecutivi in Portogallo: «È stato difficile. A marzo, quando è saltato tutto, eravamo pronti e c’è stato il lockdown. Abbiamo vissuto una lunghissima incertezza. La preparazione per noi piloti e per i team è stata complicata», racconta Verona. Dopo un testa a testa costante con Thomas Oldrati, la gara finale in Portogallo ha avuto dell’incredibile: i motori si sono accesi ed è stato dichiarato il lockdown parziale: «Correre con queste restrizioni è stato strano. Sono riuscito a stare davanti a Oldrati in entrambe le due tappe e ho vinto il Mondiale».
Festeggiamenti pochissimi, e così sarà anche al rientro in Italia. Ci sarà tempo per fare festa. Poco ma sicuro, Andrea Verona domenica ha scritto una pagina di storia. E ha una carriera per scriverne altre. —
Niccolò Budoia
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso