Treviso Basket, El Gaucho Musso: «Tranquilli fioi, vi faremo divertire»

TREVISO. È stato il primo della nuova guardia, cioè dei magnifici sette che quest’anno hanno cambiato pelle a Treviso Basket: Bernardo Musso fu annunciato il 19 giugno un po’ a sorpresa e poi, visto il suo curriculum, la curiosità ed anzi l’attesa di vederlo in azione è aumentata esponenzialmente. Musso è oriundo argentino, nato a Pergamino, a nord di Buenos Aires, ha 31 anni ed ha giocato a tutti i livelli, dalla C alla A fino a diventare il capitano di Pesaro. Il Palaverde l’ha frequentato da avversario, anche quest’anno con Ferentino, e la città l’ha conosciuta il giorno che è venuto qui per le visite mediche. Oggi si trova ad Alghero, dove con l’ex compagna gestisce come ogni estate uno stabilimento balneare, l'Almafuerte, anima forte, come la sua, quella di ogni gaucho che si basa sulla "garra", intensità e combattività. Ed ora che la De’ Longhi è al completo anche Musso può esprimere il suo giudizio. «Che è positivo. Conosco Imbrò, che era con me a Ferentino, Antonutti dai tempi di Udine, ho affrontato Brown da avversario. Sulla carta vedo un’ottima squadra, fondamentale sarà trovare la “chimica”, visto che sono rimasti solamente Fantinelli, Negri e De Zardo, che però non ha mai giocato. Quindi dovremo essere bravi a conoscerci e adattarci alla pallacanestro che vorrà fare Pillastrini». Per un gruppo con una certa esperienza come il vostro non dovrebbe essere difficile.
«Effettivamente siamo tutti giocatori già rodati, ad esempio Antonutti ha giocato un po’ ovunque, sia in A che in A2 dove ha vinto il campionato con Reggio Emilia, come ha fatto tre volte anche Bruttini. Fantinelli è ancora giovane ma già al quarto campionato a Treviso».
L’obiettivo è quello di essere protagonisti nei playoff.
«In questi casi l’esperienza conta parecchio: quando c’è da fare qualcosa in più è importante che ci sia qualcuno che l’abbia già fatto, ossia che sappia cosa fare nelle partite che contano. Nei playoff conterà molto la qualità di ognuno. Ma se entriamo subito in sintonia con il coach sarà già un passo determinante».
Ti era mai capitato di iniziare con un solo americano?
«Mi pare proprio di no, ma sono certo che la società sappia fare molto bene il suo lavoro: ha costruito il roster in maniera intelligente, e poi non è detto che un americano sia per forza migliore di un europeo. Mi hanno spiegato che in questo modo se ci sarà bisogno di un rinforzo sarà più facile trovare un buono straniero che un buono italiano: gli italiani validi a quel punto saranno tutti sotto contratto. Io a questa cosa non ci avevo mai pensato e quando me l’hanno detta ho capito che avevano ragione… Naturalmente speriamo non serva, ma se, toccando ferro, dovesse servire, la scelta sarà più facile».
Non ci sono due big come Virtus Bologna e Cremona, ciò non toglie che la concorrenza sia parecchia.
«Anche perché un campionato con 32 squadre che prevede una sola promozione è fatto male. Ad ogni modo la Fortitudo vorrà essere protagonista, come d’altronde anche Trieste, e per me pure Montegranaro ha fatto una bella squadra. E poi le sorprese».
I tifosi non aspettano altro che vedervi in azione.
«Me l’hanno detto ma lo so anch’io tramite i social, tanti “fioi” mi scrivono che mi aspettano a Treviso: mi hanno detto che il Palaverde fa una media di quasi 5 mila persone e queste sono cifre che in A non so chi le abbia. La città ho iniziato a vederla, Simone Cacio (il team manager ndr) mi ha portato in giro: molto carina, un po' assomiglia a Pesaro e Andrea Gracis lo sa. Tranquilla e con tanta passione per il basket».
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