Sesto dan per Vittorio Casellato il maestro che odia la violenza

TREVISO. Con quel cognome dovrebbe far parte di diritto della allegra compagnia del rugby, invece niente da fare. Ha appena conquistato il sesto “dan” nel judo ed è unico di questo livello in città,...

TREVISO. Con quel cognome dovrebbe far parte di diritto della allegra compagnia del rugby, invece niente da fare. Ha appena conquistato il sesto “dan” nel judo ed è unico di questo livello in città, ma si guarda bene dal vantarlo troppo. L’equilibrio è il suo punto d’arrivo assoluto, perchè quando hai il corpo come arma, devi starci attento. In qualsiasi momento può capitare di sopravvalutarsi e infilarsi in qualche guaio.

Lo dice lui stesso e lo ripete ai suoi allievi di difesa personale nella palestra, sua, in cui insegna anche questo. «Non finisco mai di ripeterlo: il rischio è quello di sopravvalutarsi e di buttarsi in una mischia non sapendo con chi hanno a che fare». Si chiama Vittorio Casellato ed ha ricevuto, il mese scorso la cintura nera sesto “dan”, ovvero il massimo livello in questo sport, dalla Fijlkam, federazione italiana judo, lotta, karate e arti marziali. Una delle federazioni nella galassia di quelle presenti nel mondo delle arti marziali italiane, ma l’unica ad essere riconosciuta ufficialmente dal Coni. Attenzione, non è la più antica, ma consente di partecipare alle Olimpiadi. «Io sono l’unico sesto dan in attività a Treviso, ma non l’unico in provincia. Quando mi è stato conferito sono stato particolarmente felice. Sono in attività ma non gareggio più: da nove anni sono docente federale, formo atleti e questo mi sta dando grandi soddisfazioni. Da 46 anni faccio judo. Se pensate che ne ho 56, capite bene che il mio sport è anche la mia vita. La mia palestra, in Fonderia, mi consente di coltivare questa attività ma anche altri corsi di difesa personale. Ripeto che il mio grande cruccio e la mia preoccupazione sono rivolti a evitare ogni forma di violenza. Qualcuno lascia spazio e incoraggia, talvolta per motivi di cassetta, anche sport estremi come le Mma, mixed martial arts, alla boxe quasi a mani nude dentro la gabbia. Finisce che svieni o ti arrendi, non c’è scelta. Non è roba per me».

Naturalmente la prima cosa che viene in mente è quale rapporto abbia con i suoi noti parenti del rugby, dove il cognome Casellato è garanzia di grande livello.

Lui se la ride di gusto: «Non siamo neanche lontanamente parenti. Eppure mi capita quasi ogni giorno di parlare con qualcuno che cade nell’equivolo e mi chiede come sta mio cugino allenatore di pallaovale. Per un po’ ho risposto la verità perche mi sembrava giusto che la gente non confondesse le due famiglie. Poi mi sono stancato e così ho iniziato a dire “bene, benone” e buonanotte ai suonatori. Con Umberto ho un buon rapporto, ci conosciamo, ma niente di più». E i figli? «Ne ho due. Per un po’ di tempo hanno fatto judo, arti marziali per i più piccoli, ma poi...».

Ecco, sì, poi?

«Hanno abbandonato il tatami per i campi di rugby, caspita. Fatale: altri due Casellato».

Toni Frigo

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