Sanfratello, re di Torino L’oro brilla da dieci anni

Il trevigiano vinse il titolo olimpico nel pattinaggio velocità su ghiaccio a squadre Dalla passerella sul palco del Festival di Sanremo al bagno di folla a Godego
CASTELLO DI GODEGO FILIPPO SANFRATELLO fotocronaca castello di godego filippo sanfratello
CASTELLO DI GODEGO FILIPPO SANFRATELLO fotocronaca castello di godego filippo sanfratello

CASTELLO DI GODEGO. Dieci anni ieri dall’apertura delle Olimpiadi Invernali di Torino. Dieci anni martedì prossimo – 16 febbraio - dall’unico titolo vinto da un trevigiano nel pattinaggio velocità su ghiaccio, specialità inseguimento a squadre in pista lunga. Gioia condivisa con Enrico Fabris, stella azzurra dei primi Giochi della neve ospitati in Italia da Cortina '56, Matteo Anesi e Stefano Donagrandi. Quel giorno Ippolito Sanfratello toccò il cielo con un dito. L'acme della carriera. Ricevette i complimenti dalle più alte cariche dello Stato, Ciampi e Berlusconi. «Realizzai il sogno di una vita», ricorda il 42enne ex pattinatore, «Con le rotelle avevo vinto tutto, ma nulla è paragonabile alle Olimpiadi. Indescrivibili le sensazioni che provi negli attimi in cui capisci di aver vinto. Da perfetti sconosciuti, l’indomani al villaggio o all’edicola ci trovammo circondati. Tutti a domandare autografi. Scoprii la popolarità». L'olimpionico di Torino risiede dal 2000 a Castello di Godego. Castellana è la moglie Sabrina, sposata nel 2007, un anno dopo l'exploit dell'Oval Lingotto, che oggi ospita anche il Salone del libro. A distanza di 10 anni, Sanfratello resta legato agli sport invernali. Dall’aprile 2015 è segretario generale della Federghiaccio (Fisg): pattinaggio velocità su pista lunga, short track e figura, hockey e curling. «Dopo aver vinto otto mondiali con le rotelle, nel ’99 avevo appeso i pattini virtualmente al chiodo», ricostruisce Sanfratello, piacentino d'origine, «Nei due anni successivi, mi allenai soltanto. Sentivo di aver dato tutto. Ma, ai Giochi di Salt Lake City 2002, vidi un mio avversario regalare agli Stati Uniti l'oro olimpico nella velocità su ghiaccio. Fu lo sprone, decisi di provare. Torino fu la mia prima e unica Olimpiade. Riuscii a ottenere quello che le rotelle, in quanto disciplina non olimpica, non mi avrebbero mai garantito. Spero che il pattinaggio su strada abbia presto il riconoscimento che merita». Il 42enne di Godego non nasconde di essersi trovato al posto giusto nel momento giusto: «Fabris era il capitano, averlo in squadra al suo apice fu una grande fortuna. Anche se lui ha sempre sostenuto il contrario. Cioè di essere stato fortunato a trovare me. Insomma, ci supportammo e stimolammo a vicenda». Il 34enne vicentino, come Anesi, è ancora nel giro: seguono l'Italia senior, affiancando il c.t. Marchetto. Donagrandi, invece, allena in Olanda. «Dopo i Giochi, feci in tempo a disputare il Mondiale», spiega, «Poi chiusi la carriera. E a tre mesi dall'oro di Torino lavoravo come manager per la Rollerblade. Ricordo che per i colleghi fu un po’ curioso avere un olimpionico come collega». Da meno di un anno, l'impegno con la Fisg: «L'avventura continua».

Mattia Toffoletto

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